Sport, 09 maggio 2024

1980, un anno maledetto: agli Europei prevale la noia

La Germania vince il torneo forse più brutto di sempre. Il Belgio è secondo

LUGANO - Il 1980? Un brutto anno, maledetto, da dimenticare se possibile. In Italia, paese che organizza la fase finale degli Europei, la mafia uccide Piersanti Mattarella, i terroristi rossi colpiscono il giornalista Walter Tobagi e il paese è scosso dalla tragedia di Ustica e dal terribile terremoto in Irpinia. E anche lo sport, in questo caso il calcio, non si fa mancare nulla. Il 23 marzo, il giovane giornalista RAI Giampiero Galeazzi (in futuro “bisteccone”) commenta così durante la trasmissione cult Novantesimo minuto: “Deve essere successo qualcosa, si parla di mandati di cattura”. Sulle sue parole scorrono le prime immagini che annunciano l’inizio del calcio scommesse, una storiaccia che coinvolge giocatori famosi, dirigenti, e personaggi controversi (eufemismo). Siamo nei primi giorni di primavera. Un uragano giudiziario fa finire in manette alcuni calciatori della massima serie: i laziali Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Pino Wilson, i milanisti Enrico Albertosi e Giorgio Morini (insieme al loro presidente Felice Colombo). Gli arresti avvengono per direttissima negli spogliatoi. 



Quella vicenda porterà inevitabilmente in Serie B Milan e Lazio e alla squalifica di 18 giocatori. Fra questi anche Bruno Giordano e Paolo Rossi, che facevano parte della nazionale di Bearzot. La Juventus la scampa per un miracolo. Il 1980 è un anno disastroso per il calcio peninsulare: ci penseranno gli Europei a cancellare quei momenti imbarazzanti e drammatici?


La fase finale è stata rimodellata. Alla stessa partecipano 8 squadre (contro le 4 delle edizioni precedenti) e tutte sono riunite in una solo paese. La formula è nuova, chi ospita la rassegna è qualificata d’ufficio. Stavolta tocca all’ Italia. Ma sarà un flop: poco pubblico e poco gioco. Emozioni vicino allo zero e una squadra, il Belgio, che con l’applicazione del fuorigioco ed una tattica al limite della decenza (intimidatoria, tanto per intenderci) arriva sino alla finalissima, nella quale verrà battuto da una Germania che cancella così l’umiliazione di quattro anni prima e l’opaco Mondiale argentino del 1978. La delusione più grande del torneo è comunque la squadra azzurra, diretta da Enzo Bearzot, che dopo un buon torneo iridato (con relativo quarto posto), cade nelle sue contraddizioni e nella sua mancanza di alternative tattiche. Non è certo facile reggere alla pressione e non è certo facile doversi confrontare con una crisi istituzionale (calcistica) che provoca disaffezione fra i tifosi, la maggioranza dei quali se ne sta a casa. All’appello mancano nazionali quali Polonia, terza in Spagna, Unione Sovietica e la Francia del calcio champagne (Platini e compagnia bella…).


Agli Europei ci sono gli inglesi, che possono schierare un certo Kevin Keegan, che ha trascinato il Liverpool ai più alti livelli continentali e che ha vinto sue volte il Pallone d’oro nel ’78 e nel ’79. Ora gioca ad Amburgo. Sono gli anni migliori del calcio albionico: Liverpool, Nottingham Forest (a sorpresa) e Aston Villa diventano grandi protagoniste in Coppa dei Campioni. La speranza è che agli Europei
la nazionale maggiore possa fare bene. Ma non sarà così. Già all’ esordio contro il Belgio non va oltre il pareggio (1-1) e contro gli azzurri viene sconfitta da una rete di Tardelli, che oltre a mettere la museruola a Keegan, si trasforma in goleador. Una differenza-reti peggiore, costringe però Scirea e soci a vincere l’ultima sfida, quella contro il Belgio. Non è prevista la semifinale e chi arriva primo nel girone va direttamente a Roma a contendere ai tedeschi il titolo. E allora la squadra di Guy Thys applica sino alla noia il gioco del fuorigioco e martella pure le caviglie degli italiani: non è un caso che finisca 0-0. Azzurri secondi e costretti alla finalina contro la Cecoslovacchia (allora si chiamava così).


Metà stadio vuoto per la finale. Non ci sono gli azzurri ma ciò non basta a giustificare il tracollo e l’ indifferenza del pubblico. La Germania è strafavorita, anche se il Belgio non è da buttare: Ceulemans è l’uomo sui cui puntano i cosiddetti Diavoli rossi. I tedeschi mettono Schuster e Hansi Müller sulla bilancia anche se sarà Horst Hrubesch a decidere la sfida. Gioca nell’Amburgo ed è un centravanti all’ inglese: duro, generoso, indomito. La sua doppietta riporta la Germania sul tetto d Europa: la rete decisiva del 2-1 arriva a due minuti dai tempi supplementari: corner di Rummenigge, uscita a farfalla di Pfaff, per altro gran portiere e testa vincente di Hrubesch. La Coppa Delaunay torna in Germania dopo 8 anni.

JACK PRAN

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