Forse non tutti sanno che l’Amstel Gold Race, la classica della birra, per alcuni anni è stata terra di conquista dei corridori rossocrociati. In particolare durante gli Anni Novanta, quando Rolf Järmann, finito poi nell’abisso del doping, e Mauro Gianetti si imposero complessivamente per tre volte: due con lo svizzero-tedesco, una con il ciclista di Isone. Da ricordare, anche, il piazzamento di Beat Zberg (terzo nel 1995). Una corsa, quella olandese, relativamente giovane (è nata nel 1966) e che non ha il prestigio e non è ricoperta di gloria come le“monumento” (Sanremo, Fiandre, Roubaix, Liegi e Giro di Lombardia).
Essa si snoda nella regione del Limburgo, caratterizzata da molti muri, tipici del paesaggio dell’Olanda meridionale: nel suo albo d’oro troviamo nomi prestigiosi quali Eddy Merckx, Bernard Hinault, Jan Raas (che detiene il numero di vittorie: 5), Johan Museeuw, Michele Bartoli e Philippe Gilbert. Ma torniamo in argomento e torniamo a Rolf Järmann e Mauro Gianetti, che ci hanno regalato grandi emozioni in questa gara. In particolare il corridore di Arbon, che trionfò nel 1993 e nel 1998. “Volevo finalmente vincere una corsa di un giorno, in realtà mi sarei accontentato di meno. Ora però ho raggiunto il mio obiettivo”, disse Järmann, che quando concluse la sua carriera, sei anni dopo, avrebbe racimolato 28 vittorie, compresa anche una seconda Amstel Gold Race nel 1998.
Cinque anni prima, il 24 aprile1993, il corridore con il naso più caratteristico dai tempi del grande Ferdy Kübler, piazzò il colpaccio battendo di qualche metro Gianni Bugno, uno dei più forti dell'epoca. Il campione italiano aveva vinto due titoli mondiali consecutivi (1991 e 1992) e si era messo in tasca anche il Giro del 1990. Ma quel giorno nulla poté fermare il turgoviese, che a 400 metri dal traguardo partì verso la gloria aggiudicandosi la prova. Prima aveva vinto solo tappe (si fa per dire) al Giro, al Tour de Suisse e al Tour de France. “Mi sono reso conto che non ero abbastanza forte nelle lunghe salite. I miei punti di forza risiedono chiaramente nelle gare con pendenze più brevi, come l’Amstel Gold Race”disse. La stampa parlò di “metamorfosi di Järmann”.
Il 25 aprile di 5 anni dopo il ciclista elvetico, già in fase calante, piazzò il bis. La gara si animò sul penultimo passaggio del Cauberg. Partirono in sette: gli italiani Michele Bartoli, leader della Coppa del Mondo e favoritissimo della prova, e Germano Pierdomenico, gli olandesi Michael Boogerd e Maarten den Bakker, i nostri Laurent Dufaux e, appunto, Rolf Järmann e il danese Bo Hamburger.
A 10 chilometri dal traguardo Den Bakker mise la freccia e soltanto Järmann riuscì a contenerne l’impeto agonistico. Bartoli provò a reagire ma Boogerd e Hamburger protessero efficacemente i rispettivi compagni. E cosi si arrivò allo sprint, in cui Järmann fulminò il rivale. Tre anni prima (ne parliamo qui sotto) toccò a Mauro Gianetti regalare ai nostri colori il successo in una corsa che “ era diventato il nostro territorio di caccia”
JACK PRAN