Allora, Nancy: immaginiamo che Tarbes rappresenti per lei una specie di Eden cestistico.
Sono assolutamente felice di essere qui. Come dissi anni fa era il mio sogno: in Francia si gioca uno dei migliori campionati del Continente e l’entusiasmo che genera è davvero pazzesco. Pensi che alle nostre partite ci sono quasi 3 mila persone di media. Se calcola che la città ha 30 mila abitanti, può capire come questo sport sia famoso e popolare. Dunque: a 8 mesi di distanza posso dire di essere approdata nel posto giusto, per crescere e maturare, sia come sportiva sia come persona. Ho 26 anni ed ho ancora tanto da imparare.
Come si trova nel contesto cittadino?
Tarbes è un città tranquilla, direi graziosa e a misura d’uomo. Non è certo un centro vivace, anzi, direi che da questo punto di vista Friborgo ha più opzioni. Però mi trovo benissimo. Ed ho pure la possibilità di fare del turismo nel tempo libero: il mare e le montagne sono a circa due ore. Ma un giorno vorrei visitare il Santuario della Madonna di Lourdes, che si trova ad un ventina di minuti da qui. Posso dire insomma che sono finita in una regione ricca di storia, tradizione e cultura. Tornando al basket: lei è l’unica giocatrice straniera inserita nella rosa.Esatto. Sino a qualche tempo fa giocava una ragazza lettone, e ora sono rimasta solo io. È certamente un onore rappresentare la Svizzera in questo campionato. In passato, se non sbaglio, non molte ragazze elvetiche sono espatriate per giocare nel basket professionistico. Per me è un motivo di orgoglio.
Dal dilettantismo al professionismo: il passo è stato notevole.
Beh, a dire il vero a Friborgo eravamo professioniste, a differenza di tutte le altre squadre del massimo campionato nazionale. Ma qui è un professionismo assai diverso: si vive e ci si allena per il basket, la mentalità è altra. E poi in Francia ogni partita è una battaglia: tutti possono battere tutti. Ciò che non capitava nel torneo svizzero: se non sbaglio abbiamo perso 4/5 partite nei sette anni in cui ho giocato a Friborgo. Senza contare che il sistema di gioco e gli allenamenti sono totalmente diversi. Non è stata però una sorpresa: sapevo a cosa andavano incontro e mi sono preparata meticolosamente per non deludere chi mi ha voluto ingaggiare.
E la squadra come va?
Siamo reduci dalla sconfitta nel derby contro il Landes. Una partita che da queste parti è molto sentita. Una sconfitta che ci ha fatto scivolare all’ottavo posto in classifica, l’ultimo disponibile per i playoff. Un obiettivo che la società ha fissato ad inizio stagione e che personalmente ritengo realizzabile. Come detto prima, in questo torneo tutti possono vincere contro tutti. E poi il livello della nostra squadra è buono. Abbiamo cioè le qualità per passare alla fase finale del campionato.
E intanto in Svizzera la sua ex squadra (Elfic) continua a dominare.
E non è certo un bene per il movimento. Ma non è l’unico problema: come si fa a crescere in un torneo in cui giocano 8 squadre? La Federazione deve fare qualcosa, prima che attorno a questo sport si spenga l’interesse di chi vuole praticarlo. Sono convinta che nel nostro paese il basket abbia un buon potenziale. Basta saperlo sfruttare. Sino ad oggi non è stato così ed è un peccato.
Due parole sulla Nazionale svizzera.
Sono convinto che a poco a poco crescerà, tante giovani sono all’estero e alcune militano nei campionati universitari americani. Ci vuole pazienza, come in tutte le cose. La Nazionale per me rappresenta comunque una parte importante: essere convocata è sempre un motivo di grande soddisfazione.
A.M.