L'economista Javier Milei sarà il prossimo presidente dell'Argentina, dopo aver vinto alle elezioni presidenziali di domenica, che aprono un nuovo periodo per la terza economia dell'America Latina, alla quale Milei promette una “terapia d'urto”.
Javier Milei, descritto come un politico “antisistema” che si scaglia contro i peronisti e i liberali che sono al potere in Argentina da 20 anni, ha superato di oltre undici punti il ministro dell’Economia centrista Sergio Massa. Ha ottenuto il 55,6% dei voti, contro il 44,3% del suo avversario, secondo i risultati ufficiali parziali con il 99% dei voti scrutinati.
Il 53enne presidente eletto, che entrerà in carica il 10 dicembre, ha promesso nel suo discorso di vittoria “la fine della decadenza” e la “ricostruzione dell’Argentina”, avvertendo che “non ci saranno mezze misure”. “È una notte storica per l’Argentina”, ha detto a diverse migliaia di sostenitori esultanti fuori dalla sede della campagna a Buenos Aires. “Siamo di fronte a problemi enormi: inflazione, stagnazione, assenza di posti di lavoro reali, insicurezza, povertà e miseria”, ha elencato il presidente eletto.
“Non c’è spazio per la tiepidezza o per le mezze misure”, avverte colui che da due anni caldeggia, in particolare, tagli “a motosega” alla spesa pubblica, per un’economia patologicamente sovraindebitata, con il 40% della popolazione al di sotto la soglia di povertà. Ha ribadito la sua determinazione “a rimettere in ordine i conti di bilancio e a risolvere i problemi della Banca Centrale”, istituzione che aveva detto di voler “rilanciare”.
La portata della vittoria è stata sorprendente. I sondaggisti avevano dato un leggero vantaggio a Milei, ma molti analisti prevedevano un risultato di misura, in un'elezione tesa e indecisa come raramente in 40 anni dal ritorno della democrazia, con due progetti fortemente antagonisti.
Da una parte Sergio Massa, ministro dell'Economia per 16 mesi, che aveva promesso un “governo di unità nazionale” e una ripresa economica graduale, preservando lo stato sociale, cruciale nella cultura argentina. Di fronte a lui, l’outsider Javier Milei, un “anarco-capitalista” come lui stesso si definisce, un polemista televisivo emerso in politica due anni fa, determinato a “fare a pezzi” lo “Stato nemico” e dollarizzare l’economia.
Se si rivolge a “tutti gli argentini e i leader politici” che vogliono unirsi a lui, il presidente eletto mette in guardia anche dalla possibile resistenza alle sue riforme. “Sappiamo che ci sono persone che resisteranno, che vorranno mantenere questo sistema di privilegi per alcuni ma che impoverisce la maggioranza.