Sport, 26 settembre 2023

“In Curva Sud, senza timori in mezzo ai tifosi rivali”

Venerdì si gioca il 250esimo derby. Ricordo di un vecchio tifoso-giornalista

LUGANO - Venerdì prossimo alla Corner Arena si gioca il primo derby della nuova stagione. Evviva! E che cosa significhi per i ticinesi questa sfida è risaputo: ce lo hanno raccontato dirigenti, giocatori, arbitri, allenatori e soprattutto i cronisti, che hanno vissuto serate straordinarie e testimoniato il meglio e il peggio dell’evento più importante del nostro Cantone. Un mixer di emozioni, passione, odio sportivo, grandi gioie e grandi delusioni. Una storia che dura dal 1964 e che ha portato allo scoperto anche i giornalisti-tifosi, uno dei quali racconta oggi il suo primo derby (da spettatore) alla Valascia: anno 1971, mese di ottobre, in Leventina si disputa Ambrì Piotta–Lugano, primo scontro in Lega Nazionale A! 


Avevo già visto un derby nel 1964, quasi per caso. Mi ci portò mio zio Alberto, visto che a mio padre questo sport proprio non piaceva: alla Resega era in programma una partita di Coppa Svizzera, che a quei tempi era considerato un evento importante. Siccome non ero molto alto, saliì su un bidone della spazzatura perché non riuscivo a vedere nulla dalla posizione in cui mi trovavo. Ero sistemato in faccia alla tribuna centrale: ricordo come se fosse oggi, la pista era per tre-quarti nelle mani dei tifosi biancoblù, che facevano un baccano infernale. Il Lugano era appena stato promosso in LNB e l’Ambrì Piotta, il primo club allora del Cantone, era chiaramente favorito. Gli sguardi dei leventinesi non promettevano nulla di buono: immaginatevi un bambino di 8 anni nel bel mezzo di una tifoseria assatanata. Era la prima volta che vedevo una partita di hockey ma me la ricorderò per tutta la vita, perché quella che sarebbe diventata la mia squadra del cuore (il Lugano) vinse ai tempi supplementari e contro ogni pronostico.


Se non sbaglio segnò Giorgio Moretti, che anni dopo vestirà per una stagione la maglia dei sopracenerini. Ma, per dirla tutta, ci capii poco, l’hockey era così diverso dal calcio, lo sport per antonomasia dei ticinesi; tuttaviaquando sentii i tifosi bianconeri osannare i propri beniamini, mi colse una gioia immensa. Davide aveva battuto Golia! Già, a quei tempi l’HCAP era la squadra dominante, il Lugano il rivale dileggiato e appena tollerato, i cugini poveri, si diceva con un certo sarcasmo. La storia ci avrebbe insegnato che i destini sportivi possono cambiare, soprattutto quando entrano in scena personaggi visionari e vincenti come Geo Mantegazza. Ma tant’è.


Da quel giorno di ottobre del 1964 diventai tifoso del Lugano, fede che non ho mai nascosto anche negli anni in cui ho esercitato la professione di giornalista: sui giornali o nel talk show per eccellenza di Teleticino (Fuorigioco), in cui, lanciato idealmente da Luca Sciarini, mi divertivo un mondo a sostenere la parte del vice-Luganologo (il titolare era Doriano Baserga). Tornando in argomento: dal derby di Coppa al primo derby di Lega Nazionale A passarono 7 anni, e nel 1971 ci fu il mio battesimo di fuoco nella pista nemica (che poi nemica non era…). Come raccontai sul sito Ecodellosport, a quella sfida “mi portò ancora mio zio, colui che piantò la bandiera della nostra squadra sulla cima del vulcano cileno di Vilarica. Ad Ambri c’erano 8 mila spettatori urlanti. Tutti leventinesi, o quasi. Non c’era più posto e mi toccò assistere alla partita nella curva Sud insieme ai tifosi biancoblù. Oggi sarebbe impensabile. Ve l’immaginate un ragazzino con la sciarpa bianconera nel bel mezzo della GBB? Roba da brividi. Quella volta il Lugano perse ma il sottoscritto venne risparmiato: vista la giovane età riservarono insulti e sfottò ai pochi adulti saliti dalla città per vedere all’opera Molina e soci”.


A 65 anni suonati, all’inizio dell’autunno della mia vita, ripenso con nostalgia a quei tempi lontani quando il Lugano era la seconda squadra del Cantone e quando mezzo Ticino (e qualcosa in più) ci dileggiava. Onore, perciò, a chi ha cambiato il corso della storia.

M.A.

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