Sport, 14 settembre 2023

“A 9 anni andavo in officina a pulire le biciclette da corsa”

Incontro con Piero Alari, ex sprinter degli Anni ‘70 e oggi responsabile del Kids Tour

LUGANO - Di Piero Alari bastano e avanzano le parole spese da Antonio Ferretti, ex corridore professionista e telecronista-opinionista TV della RSI. “Un uomo tutto d’un pezzo, un lavoratore incallito ma soprattutto un amante delle due ruote e delle corse come pochi in Ticino”. E aggiungeremmo, pure, umanità e simpatia dilaganti. Un bel personaggio, insomma, che all’interno di Ticino Cycling è più di un semplice dirigente. Negli scorsi giorni lo abbiamo sentito per ascoltare “a viva voce” la sua storia sportiva, che forse avrebbe potuto essere diversa se non avesse deciso di concentrarsi solo sulla professione (tecnico della pavimentazione).


“Quando ero dilettante non ho mai pensato di passare di categoria e di arrivare ai massimi livelli. A quei tempi il ciclismo non era come oggi: i salari erano più bassi e io non volevo rischiare. Così ho puntato dritto sulla mia professione”. Piero, che ha origini bergamasche, è cresciuto e vive tuttora a Cresciano dove lavora per la ditta Ennio Ferrari, della quale è apprezzato dipendente. 



Piero: quando la prima corsa?
Ho cominciato a giocare con la...bicicletta all’età di 4 anni. Poi a 12 ho gareggiato per la prima volta nella categoria Scolari. Se non sbaglio a Castione. Ho capito di essere veloce e infatti nel prosieguo della mia carriera mi sono fatto notare soprattutto negli sprint, anche se inizialmente me la cavavo anche il salita.


La sua è stata vera passione.
Come ho raccontato ad un suo collega a nove anni durante le vacanze estive mi recavo presso una officina di cicli a pulire le biciclette. Due anni dopo i miei genitori mi comprarono una due ruote da semi-corsa. A quel punto il più era fatto. 


Lei ha gareggiato in tutte le categorie.
Esatto, anche se si è mancato il professionismo. Anche se non lo rimpiango troppo. Negli Anni Settanta e Ottanta, nel periodo in cui correvo io, il ciclismo era passione pura: c’era tantissima gente che collaborava e contribuiva a rendere vivo il nostro movimento cantonale. E forse per questo motivo ho deciso di dare una mano il giorno in cui ho smesso di correre. 


A proposito di persone che hanno dato tantissimo al ciclismo: ci mettiamo anche un giornalista? 
Certo: ci metto il compianto Mariano Botta, che per tanti anni ha sostenuto il ciclismo con i suoi articoli sul Giornale del Popolo prima e La-Regione dopo. Informatissimo, competente e sempre attento anche alle categorie meno importanti, Mariano non perdeva una corsa. A quei tempi in Ticino si gareggiava da marzo ad ottobre e le competizioni erano parecchie, al contrario di oggi, dove si fa fatica a metterne insieme un paio. Con la scomparsa del giornalista locarnese, per tornare in argomento, il ciclismo è stato un po' dimenticato dai mass media. Ed è un vero peccato!


Tornando al suo passato di corridore: lei era uno sprinter temutissimo.
Era la mia specialità e ricordo che in quegli anni i miei principali rivali erano Marco Vitali, Enzo Tarantolo e Luca Bortolin. Qualche vittoria l’ho pure centrata. E per due volte consecutive, nel 1975 e nel 1976, sono stato campione ticinese.


Poi nel 1983 il ritiro, prematuro.
E a soli 23 anni sono diventato direttore sportivo del Velo Club Tre Valli di Biasca. Non avrei mai immaginato di restare in sella come dirigente per tanti anni. Corridori lanciati? Ne ricordo uno in particolare: Andrea Guidotti. 


In mezzo, anche una pausa dedicata allo sci di fondo. 
Esatto. Grazie a Fausto Cipolla ho imparato il fondo. E debbo dire che inizialmente non mi convinceva troppo. Poi però ci ho preso gusto e col tempo sono diventato uno sciatore provetto. Questo sport aveva ed ha delle similitudini con il ciclismo: sono discipline di fatica e di sofferenza. Per me è stato davvero un bel momento anche quello dello sci di fondo. Infatti… 


Infatti…
Ho iniziato a gareggiare nelle maratone, come l’Engadinese e la mitica Vasaloppet. Per 17 volte ho corso in Engadina, 9 alla Marcialonga, una in Finlandia. Esperienze incredibili, a contatto con la natura ed una marea di gente. E debbo dire che la sono cavata abbastanza bene. In una Vsaloppet sono arrivati duemillesimo su 15 mila partecipanti. 


Poi nel 2005 è entrato a far parte della federazione ticinese di ciclismo.
Grazie a Paola Valchera, che mi ha affidato la responsabilità del Kids Tour. Un ruolo che mi piace moltissimo. È davvero stimolante dare un contributo allestendo regolamenti e gare del movimento scolari ticinese e vedere realizzate le proposte e i progetti che porto avanti. Oggi posso dire che gli obiettivi iniziali sono stati raggiunti, grazie anche alle nuove tecnologie e alla cura per la salute dei ragazzi.


Kids Tour, tanto cuore...
Ad ogni gara a cui assisto vivo sempre forti emozioni, perché vedo realizzare quanto abbiamo pianificato durante tutti questi anni. Mi ritornano alla mente i tempi in cui ero un giovane corridore. 


E nel 2020 ha rilanciato il Gran Premio del Ticino. 
Un appuntamento tradizionale che non andava perso. Così con mio figlio Adriano ci siamo impegnati per riproporlo. In luglio abbiamo mandato in scena la quarta edizione. Ricordo che è anche l’unica prova in Ticino che riunisce al via tutte le categorie.


Infine: le piace il ciclismo moderno?
Sono un grande appassionato di questa disciplina ma purtroppo oggi c’è troppa pressione sui corridori. Bisogna dar loro il tempo per crescere e cercare di farlo nel modo giusto. Non è scontato.

A.M.

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