DUNEDIN (Nuova Zelanda) – C’era la necessità di ottenere almeno un punto al cospetto di un avversario che, a conti fatti, non poteva far altro che vincere. C’era la necessità di ottenere almeno un punto contro la Nuova Zelanda, padrona di casa e spinta dal pubblico amico di Dunedin. C’era la necessità di ottenere anche un punticino contro le Football Ferns perché, e questo era dato per scontato, la Norvegia non avrebbe fatto nessuno sconto alle Filippine. E così è stato: le scandinave hanno vinto per 6-0 il loro incontro, le rossocrociate si sono “accontentate” del secondo 0-0 consecutivo che le ha promosse ai quarti di finale del Mondiale femminile in corso d’opera da prime del Girone A.
Non è certo stata una passeggiata: le neozelandesi hanno avuto un maggior possesso palla, hanno tirato di più e hanno impensierito in un paio di occasioni la nostra Thalmann. Alla fine, però, il muro eretto saggiamente dall’allenatrice Inka Grings, capace dal suo insediamento di confermare la bontà offensiva elvetica, ma di rendere meno impermeabile la nostra difesa, ha dato i suoi frutti.
Non è un caso se la Svizzera nelle prime tre partite disputate in questa competizione non ha subìto neanche una rete. Certo le avversarie non era di primissima fascia – fatta eccezione per la Norvegia che però contro di noi ha dovuto fare a meno del suo faro offensivo, l’attaccante Hegerberg – ma il girone era forse il più equilibrato dell’intero Mondiale e quindi… ben venga questo passaggio del turno, importantissimo non solo in termini assoluti, ma anche in ottica futura, per dare ancora più visibilità a un movimento, quello del calcio femminile, in rapida evoluzione.