Sport, 16 giugno 2023

Dominio europeo totale: poi la tragedia dell’Heysel

Nella storia della Coppa dei Campioni spicca il ciclo vincente inglese degli Anni 70-80

LUGANO - Sul finire degli Anni Settanta del secolo scorso il calcio stava vivendo un periodo di involuzione tecnica. Dopo i fasti del grande Ajax di Cruyff, che aveva rivoluzionato il mondo, si era tornati ad un gioco contropiedistico ed attendista. La finale dei Mondiali argentini del 1978 lo aveva chiaramente detto. Quel giorno al Monumental Nunez di Buenos Aires andò in scena una partita di inaudita violenza e di scarsi contenuti. L’Inghilterra, estromessa dalla rassegna iridata, era nel frattempo salita in cattedra nelle competizioni di club: grazie all’impiego di giocatori britannici o della Repubblica d’Irlanda, considerati a tutti gli effetti inglesi dai regolamenti FIFA, e grazie ad un gruppo di giocatori di talento, pensiamo a Keegan, Clemence, Dalghlish, Francis o Mc Dermott, riuscì a dominare per quasi un decennio, portando a case ben 7 edizioni su 8 della Coppa dei Campioni.


Un autentico trionfo, che però non trovava riscontro a livello di nazionale, vista appunto la presenza nei club inglesi di molti giocatori non arruolabili per l’Inghilterra, come gallesi, scozzesi o irlandesi. Un periodo d’oro, comunque, caratterizzato dal poker del Liverpool (1977, 1979, 1981, 1984), dalla doppietta del sorprendente Nottingham Forest (1978, 1979) e dal successo dell’Aston Villa (1982). Solo i tedeschi dell’ Amburgo (battendo in finale la Juventus nel 1983) riuscirono a fermare l’onda devastatrice inglese. Sette successi su 8 edizioni. Nella storia del calcio non era mai successo che un paese riuscisse a vincere così tanti titoli in un numero ristretto di anni. 


Ad iniziare la serie fu il Liverpool di Bob Paisley, che nel 1977 conquistò la sua prima Coppa battendo in finale a Roma, il Borussia Moenchengldbach (3-1). L’anno dopo la replica, stavolta a Wembley, vittima sacrificale il Bruges. I belgi tengono per un ora poi cadono sotto di colpi dei Reds, che ottengono la vittoria con una rete dello scozzese Kenny Dalglish. La serie è lanciata, in Europa il calcio inglese è padrone. E non è finita perché dopo il Liverpool tocca al Nottingham Forest. Dopo aver vinto da neopromossa il campionato inglese, trionfa per due volte. La firma è del tecnicoBrian Clough, autentico rivoluzionario di quei tempi. I rossi dapprima battono il Malmoe (1979) e quindi l’Amburgo (1980). Curiosità: la città di Nottingham è la meno popolosa di Europa a conquistare la coppa dalle orecchie lunghe. Poi torna in auge il Liverpool, che nel 1981 mette sotto il Real grazie ad un gol di Alan Kennedy.


Ma intanto però comincia a svilupparsi il fenomeno dell’ hooliganesimo: più volte i tifosi inglesi provocano disagi e violenze nelle loro trasferte. Nel 1982, comunque, è il turno dell’Aston Villa che a sorpresa rimanda battuto il Bayern Monaco. A Rotterdam non basta Heinz Rummenigge e nemmeno l’infortunio del portiere titolare Jimmy Rimmer, che viene egregiamente sostituito dalla riserva Nigel Spink. Nel 1983 come detto c’è la parentesi Amburgo e nel 1984 il Liverpool torna sul tetto d’Europa, conquistando il quarto trofeo in 7 anni. Battuta la Roma ai rigore nella finalissima dell’Olimpico (determinante il portiere Grobbelaar, che con bizzarre e distraenti mosse induce all’errore prima Conti e in seguito Graziani). Ma il ciclo è destinato a chiudersi e purtroppo nel peggiore dei modi. Nel 1985 il Liverpool torna in finale, stavolta contro la Juventus, teatro di gara l’Heysel di Bruxelles.


Gli incidenti prima della partita causati dai tifosi inglesi costano la vita a 39 persone, cui fa seguito il bando delle squadre inglesi da tutte le competizioni UEFA per 5 anni. Per la cronaca: la finale viene vinta dalla Juventus (1-0). Ma senza nessuna gloria.


JACK PRAN

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