Sport, 23 aprile 2023

“Lugano, realtà consolidata. Bellinzona, manca feeling”

L’ex presidente bianconero Angelo Renzetti analizza il momento delle ticinesi

LUGANO - Angelo Renzetti, facciamo il punto della situazione sul calcio ticinese. Partendo dal Lugano: per il secondo anno di fila è in finale di Coppa. La terza volta in 7 anni. 
Il FC Lugano sta sempre più diventando una realtà consolidata nel panorama del calcio svizzero. Ognuna di queste tre finali ha a monte motivazioni diverse. La prima, con Zeman alla guida e con la squadra appena promossa in Super League, fu quasi un miracolo. Per la seconda, lo scorso anno, quando venivamo tra l’altro dall’approvazione popolare del nuovo stadio, c’è stata una carica emotiva fuori dal comune che ci ha portato alla vittoria. Vedremo come andrà a finire la terza ma comunque finora come percorso è stato conseguente alla forza delle due squadre finaliste che anche in campionato sembrano le più solide. 


A Cornaredo si prepara la fila per comprare i biglietti per Berna. Eppure allo stadio non ci vanno in molti alle partite. 
È la solita solfa, per così dire. Anche vedendo sabato la gente accorrere a Cornaredo per fare l’abbonamento per le tribune provvisorie mi sonoaccorto che il fallimento degli anni Duemila ha allontanato dalla causa bianconera una o due generazioni. I tifosi attuali o sono negli “anta” o sono giovani e giovanissimi (e questo lascia ben sperare). Mi ha colpito che nelle festività pasquali, quando si è giocata la partita con il San Gallo, ci fossero allo stadio quasi 5'000 persone, con tanti ticinesi che erano fuori cantone per il week-end. Questo dimostra che una realtà come la nostra, che ha un confine a sud e una barriera a nord, è limitata nel bacino. Di questi cinquemila una bella fetta erano confederati in vacanza in Ticino. Se immaginassimo che ogni domenica tutta ‘sta gente potesse spostarsi facilmente avremmo anche noi le affluenze, non dico di San Gallo, ma di Winterthur e Lucerna. 



In campionato le cose non vanno benissimo: 7 pareggi in 10 gare e una sola vittoria da marzo. 
Premetto che tutta la Super League sta facendo registrare un vero e proprio primato di pareggi. Lo Young Boys, dominatore del campionato; ne ha totalizzati come il Lugano, mentre il Servette (secondo in classifica) è arrivato addirittura a 14. Per quanto riguarda i bianconeri vedo il bicchiere mezzo pieno. Il gioco non è mai mancato, bisogna inoltre considerare tutte le defezioni che ci sono state. Stiamo giocando senza il perno della difesa (Mai) e il cannoniere della squadra (Celar). Inoltre non abbiamo quasi mai perso. 


La squadra ha comunque dimostrato di avere un carattere enorme: tutta stretta attorno al proprio allenatore… 
È un evidenza sotto gli occhi di tutti. Mattia Croci-Torti non è un tecnico qualsiasi, è allenatore e al contempo motivatore. E’ ticinese, conosce la realtà ma anche il calcio svizzero ed esprime tutte le caratteristiche che un tifoso vorrebbe vedere in chi guida la squadra del cuore. E’ una brava persona, modesta e un eccellente allenatore, con una carica empatica enorme. 


E Renato Steffen? Sono stati gestiti bene i suoi malumori? 
Onestamente ritengo che siano stati molto enfatizzati: sia lui come giocatore, solo perché proveniva dalla Bundesliga, sia le interviste e le sostituzioni. Alla fine, e parlo per esperienza, questa attenzione mediatica eccessiva e le relative pressioni, finiscono solo per mettere in difficoltà il giocatore stesso e l’allenatore. C’è poi stata la tripletta in Nazionale che non ha fatto capire più niente a nessuno. 


Veniamo al Bellinzona: è nostra impressione che il club sia diretto in modo dilettantesco. Il patron Pablo Bentancur ci mette i soldi, ma per il resto ci sembra in totaleconfusione. Che ne pensa?
Credo che lo stesso Pablo si sia reso conto che fare quello che ha fatto Renzetti a Lugano non sia così evidente. Dietro a una squadra e a una stagione sportiva ci sono tanti aspetti, componenti pratiche e psicologiche e sfumature da tenere sotto controllo. Dall’organizzazione societaria a quella tecnica,all’amalgama del gruppo, agli aspetti economici. Poi c’è l’attenzione verso i tifosi che sono comunque reduci da un fallimento anche se è stata fatta una bella scalata per rientrare in Lega nazionale. Ma quei fallimenti lasciano segni profondi anche a distanza di anni. Inoltre, assieme ai risultati, è fondamentale che vi sia una fusione empatica tra dirigenza, giocatori e sostenitori ciò che a Bellinzona attualmente manca. 


La piazza bellinzonese avrebbe bisogno di un presidente alla Renzetti.
Renzetti ha già dato al calcio, al Ticino, a tutto. Ho anche l’età che non mi permette più di imbarcarmi in ulteriori avventure di questo genere. Poi finché non ci sarà una mentalità ispirata alla collaborazione tra le varie componenti del nostro calcio (verso la famosa piramide) non si arriverà da nessuna parte.


Scendiamo a Chiasso: lei era stato buon profeta.
Non ci voleva tanto a prevedere quello che è successo. Da alcuni anni si viaggiava sul filo del rasoio. Sono apparsi personaggi ambigui e anche lì con un completo distacco dalla realtà e dalla tifoseria locale. Addirittura, c’era lo stadio vuoto nonostante si potesse accedere gratuitamente. Ora la strada per la risalita è lunga ma bisogna avere la consapevolezza che l’approccio debba essere diverso ed in funzione del calcio ticinese.


Veniamo al Locarno: la risalita continua. Ma fra un po’ bisognerà fare delle scelte. Accontentarsi di fermarsi alla Prima Classic oppure ambire a qualcosa di più importante.
Credo che il Locarno, per quella che è la sua struttura, il potenziale e la città, possa esprimere al massimo una Prima Classic. Una volta raggiunto quell’obiettivo il lavoro dovrà essere rivolto al bene del calcio ticinese. E’ un dare per avere: se non collaboriamo continueremo ad annaffiare piccoli orticelli e a ripartire ogni 20 anni dalla Quinta. 


E intanto il Paradiso fa faville!
Devo fargli i complimenti. L’unica domanda che mi pongo è relativa agli obiettivi. Dove si vuole arrivare? Se è questione di gloria ci sta, se il progetto è più ambizioso mi sembra fuori da qualsiasi schema. 


A proposito: nel Team Ticino regna ancora maretta. Sembra un film già visto. Lugano e Bellinzona proprio non si prendono.
Non ho seguito nel dettaglio le ultime vicende e discussioni - conclude Renzetti - A naso mi sembra di poter dire che una grossa responsabilità ce l’abbia la Federazione Ticinese Calcio. A suo tempo, quando c’era equilibrio di forze e un altro statuto, era stata chiamata in causa e aveva voluto mettere un suo rappresentante in comitato per garantire certi equilibri. Adesso che la situazione è mutata non si capisce bene il ruolo della FTC che è lì a far pendere la bilancia per mettere in difficoltà il Lugano. Se le cose andranno avanti in questo modo la società bianconera sarà costretta a rendersi completamente autonoma anche nel calcio giovanile d’èlite.

MAURO ANTONINI

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