In sostanza: l’organizzazione del Grand Depart del Tour, una specie di “tre giorni” ticinese, i primi tre della corsa gialla. Come è successo in Danimarca la scorsa estate, come succederà a Bilbao la prossima e a Firenze nel 2024. Un’ideona, disse Fabrizio Cieslakiewicz a mezzo stampa; difficile ma praticabile. Un’occasione per riportare al Sud delle Alpi un evento di portata internazionale (e prestigioso) e dare visibilità al nostro Cantone, con tanto di ritorno economico. Detto fatto, il gruppo promotore invia subito Antonio Ferretti a Parigi a parlare con il gran capo del Tour, Christian Prudhomme.
Un colloquio intenso e chiarificatore, per capire se c’è margine per allestire una manifestazione così importante. La risposta è sì, ma ad una condizione: nell’organizzazione devono essere coinvolti anche le autorità cantonali, attraverso una lettera d’intenti da inviare alla società che allestisce la corsa. Senza l’appoggio dei governi locali il Grand Depart non è possibile. Un esempio: la provincia autonoma dei Paesi Baschi sostiene economicamente la partenza del prossimo Tour 2023, così come la Regione Toscana appoggia Firenze per il 2024.
A questo punto i responsabili dell’operazione “Tour a Bellinzona” hanno incontrato ad inizio febbraio imembri del governo ticinese per capire se l’operazione sia fattibile. Nella seduta, alla quale partecipano i principali artefici di questa iniziativa, emerge tuttavia una posizione piuttosto “tiepida” del Consiglio di Stato, che pur ammettendo l’importanza dell’evento, preferisce rimandare ogni decisione dopo il 2 aprile, data delle prossime elezioni cantonali. Sembra, da nostre informazioni assunte al Palazzo delle Orsoline, che il Governo non voglia caricare di ulteriori costi le nostre casse (il momento è decisamente sfavorevole) e che preferisca “girare” ogni decisione alla nuova compagine governativa che sarà eletta fra un mese e mezzo. Difficile dar torto alle nostre autorità, anche se questa del Tour a Bellinzona rappresenta un’occasione d’oro per rilanciare l’immagine del nostro Cantone.
Va da se che aspettare ancora qualche mese potrebbe essere fatale: per il 2026 e il 2027 Prudhomme sta già valutando altre candidature.
M.A.