Sport, 26 febbraio 2023

Brenna e Ianu: quelle sfide che hanno scritto la storia

Oggi si giocano Lugano-Basilea e Aarau-Bellinzona, in passato spesso decisive. Ne abbiamo parlato con due ex grandi protagonisti

LUGANO - È il 12 aprile del 1967: al San Giacomo di Basilea va in scena la ripetizione della semifinale di Coppa fra i renani e il Lugano. Nella prima partita, giocata a Cornaredo, finisce 0-0 e quindi è necessaria una nuova partita. Allora funzionava così (altri tempi…). Per la prima volta nella storia della televisione svizzera, la TSI trasmette in diretta l’evento calcistico e la cronaca è affidata all’impareggiabile Giuseppe Albertini. Nello stadio c’è un ambiente straordinario: gli spettatori paganti sono oltre 50 mila, record imbattuto ancora oggi! In quel periodo il calcio è passione pura: il Basilea contende agli squadroni di Zurigo la leadership; e se le romande faticano ad entrare nei giochi che contano, il Lugano di Louis Maurer ha ormai raggiunto un livello tale di rendimento che riesce a ritagliarsi uno spazio importante nel contesto nazionale.


A proposito, Vincenzo Brenna afferma: “Si dice sempre cheerano altri tempi, e in effetti tutto è cambiato rispetto ad allora. Oggi ci sono più offerte e possibilità, negli Anni Sessanta c’erano il calcio e il cinema. Comunque: Basilea-Lugano, come Basilea-Zurigo o Lugano- Grasshopper era una classica molto sentita e ancora oggi non mi stupisco affatto che quella famosa sera di aprile al San Giacomo ci fossero oltre 50 mila spettatori. E poi la Coppa era la Coppa, un torneo che valeva il campionato”.


C’era in palio la finalissima.
Avevamo pareggiato nella prima partita a Cornaredo. Ma ricordo che avremmo meritato di più: il Basilea si arroccò davanti al portiere Kunz e badò solo a difendersi, sperando in qualche contrattacco. Uscimmo dal campo un po' delusi e rammaricati, consapevoli che al San Giacomo sarebbe stata davvero dura. Un’occasione persa? Certo! Ricordo che quella sera ci fu una sfida nella sfida: ossia Luttrop contro Kunz. Il portiere ospite parò l’imparabile… 


Ma nella ripetizione Otto colpì alla sua maniera.
Eravamo sotto di una rete. Allora Otto si incaricò di battere una punizione da quasi metà campo.
Incredibile ma vero: la palla finì alle spalle dell’incredulo Kunz. Un gol così non lo avevo mai visto. Una rete impressionante: per precisione, rabbia e potenza. Luttrop aveva numeri straordinari. Purtroppo però non bastò per passare il turno.


Il Basilea alla fine si impose.
Rispetto alla partita d’andata giocò decisamente meglio. Più determinato e offensivo. E poi aveva il sostegno del suo meraviglioso pubblico. Noi ce la giocammo alla pari, anche se meno pungenti del solito. E aggiungo che avremmo dovuto essere più efficaci: occasioni per pareggiare non ne mancarono!


Con i basilesi lei non ha mai legato.
Diciamo che ho avuto qualche problema con il loro capitano Karli Odermatt: non mi sopportava e allora qua e là sorgevano degli screzi. I duelli con lui non era corretti, sempre al limite. Sembrava che avesse un conto in sospeso con me e il Lugano. Non l’ho mai capito questo atteggiamento. Forse non gli piacevano i ticinesi.


Basilea in finale, Lugano eliminato. Tanta delusione, poi cancellata dal trionfo dell’anno dopo.
Uscimmo dal campo frustrati. Dentro di noi la delusione per aver gettato alle ortiche una grande occasione. Ma facemmo tesoro di quell’ esperienza e la stagione seguente andammo a Berna a vincere quella Coppa che avevamo perso in semifinale l’anno prima. La volevamo fortemente. Alla fine ce la siamo presa! 



Nella stagione 2006/2007 il Bellinzona sfiora il ritorno in Super League, dalla quale manca ormai da 17 anni. La società, che si è appena riorganizzata dopo la partenza di patron Calleri e l’avventura mai veramente convincente del presidente Ghiotti, punta ad un ruolo di protagonista nel torneo cadetto, senza tuttavia ambire alla promozione diretta. Con Vladimir Petkovic in panchina tutto fila a meraviglia e alla fine del campionato i granata sono secondi. Ciò significa che hanno diritto allo spareggio con la penultima della massima serie. In questo caso l’Aarau, che si è salvato dalla relegazione solo all’ultima giornata a spese dello Sciaffusa. Il pronostico è tutto per gli argoviesi, e non soltanto per la maggior qualità della rosa ma anche perché il tecnico slavo nella partita d’andata è costretto inizialmente a lasciare l’acciaccato Ianu (20 gol a fine stagione) in panchina. E infatti la partita del Comunale viene vinta dalla squadra diretta da Gilbert Gress (1-2).“Ma credo che l’arbitro Circhetta non fece il proprio dovere. Alcune decisioni ci penalizzarono pesantemente” afferma Cristian. Anche il presidente Manuele Morelli non le mandò a dire: “Non ho più dubbi: a Berna il Ticino non è gradito”. Alla partita presenziarono oltre settemila spettatori: nella Capitale erano anni che non si respirava più un clima così caldo e appassionato.


La situazione era dunque delicatissima per non dire compromessa. Ancora Ianu. “Avremmo meritato di più e invece alla fine uscimmo dal campo frustrati e delusi. Rogerio ci aveva fatti neri con il suo gol d’apertura. Avevamo pochi giorni per metabolizzare il tutto e andare al Brügglifeld per provare a ribaltare il pronostico. Petkovic ci caricò a dovere. Ci sarei stato anch’io: nella prima partita ero entrato in campo solo e metà ripresa perché afflitto da un risentimento muscolare”.


Le sue condizioni fisiche non erano appunto al top.“E infatti il mister mi mandò in campo soltantoperchè Adeshina era squalificato. Nonostante il mio stato di salute precario, entrai deciso a ribaltare la situazione. Ero convinto che avremmo potuto farcela. E infatti ad inizio ripresa segnai lo 0-1. Purtroppo però non fu sufficiente, perché loro trovarono quasi subito il pareggio. Alla fine l’Aarau vinse 3-1 e restò in Super League. Noi comunque ne uscimmo bene: nella doppia sfida dimostrammo di non essere inferiori. Anzi: fu il Bellinzona a comandare il gioco”. Come non ricordare, a tal proposito, le prestazioni di Rivera, Lulic, Carbone, Ajide e lo stesso Ianu, che ad Aarau misero più volte in crisi gli argoviesi. “Alla fine vinse la squadra di Gress e credo che a far pendere la bilancia sia stata la maggior esperienza del gruppo, più abituato a certe battaglie”.


La stagione andava dunque agli archivi ma a Bellinzona si pensava già al futuro, che avrebbe affrontato senza Cristian Ianu: dopo 121 presenze e 66 reti segnate, il rumeno (che oggi allena il Semine nel calcio regionale) firmò proprio per l’Aarau. Se ne andarono anche Pit, il giovane Ajide, Aquaro e Unal. “ Firmai per il club argoviese perché dopo quattro anni ero convinto che fosse giusto cambiare. A Bellinzona ero stato benissimo, pensavo tuttavia necessario provare una nuova esperienza. Il fatto poi di giocare in Super League mi stimolava tantissimo: era giunto il momento di farsi notare su un altro palcoscenico”.


Per la cronaca: Cristian Ianu diventerà una sorta di girovago del calcio svizzero: dopo la maglia del Bellinzona e dell’Aarau, vestirà anche quelle di Lucerna, Sion, Wohlen, Losanna, Sciaffusa e Muri. Poi il ritorno in Ticino, dove vive ora, nelle leghe regionali.

M.A. e B.C.

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