Per telefono, per posta fisica o elettronica o ancora passeggiando per le vie del centro. La pubblicità in Svizzera è onnipresente ed è praticamente impossibile evitarla. Ma se c'è chi fa annunci assilanti e fastidiosi, difficile fare peggio dell'associazione TCS che ha recentemente inviato una lettera indirizzata a un bambino morto 23 anni fa, nel 2000, all'età di due anni. È stata la madre a ricevere la missiva e, comprensibilmente, non l'ha presa bene."Ricordarmi che nostro figlio è morto mi fa arrabbiare moltissimo", racconta la donna per la quale la lettera ha riacceso ferite dolorose. Non è nemmeno la prima volta: nel 2021 una lettera pubblicitaria era stata inviata al defunto da un'altra società. La famiglia aveva cercato di far cancellare il nome del ragazzo dai registri degli intermediari di indirizzi. Ovviamente, senza successo.
Per il TCS, interpellato dall'”Aargauer Zeitung” il problema sta proprio qui. Gli indirizzi vengono raccolti tramite un servizio di intermediazione, dove possono verificarsi errori. Il nome del ragazzo era ancora lì. In teoria, avrebbe dovuto compiere 25 anni quest'anno e quindi rientrare nel target della campagna pubblicitaria. L'organizzazione ha contattato la famiglia per scusarsi "per questo errore grossolano".
L'intermediario è stato inoltre informato che il bambino di cui era stato fornito l'indirizzo era morto. "Il suo nome deve quindi essere cancellato dal registro", ha spiegato la portavoce del TCS. La portavoce fa notare che in Svizzera "non esiste un registro centrale dei decessi. L'identificazione e la rimozione dei nomi delle persone decedute avviene tramite elenchi e fonti pubbliche, come le Poste", spiega. Questo può spiegare perché, in rari casi, possono verificarsi simili errori.