Sport, 16 gennaio 2023

“Godiamoci questo Lugano e sosteniamo la squadra”

A pochi giorni dalla ripresa della Super League Angelo Renzetti parla a ruota libera: dai Mondiali alle società ticinesi

LUGANO - Angelo Renzetti a ruota libera: sui Mondiali di calcio, la nostra Nazionale e, non potevano mancare, le squadre ticinesi impegnate nei vari campionati. In particolare il Lugano, che fra una settimana giocherà a Sion nella giornata inaugurale della fase invernale-primaverile di Super League.


Angelo Renzetti: partiamo dal Qatar. Cosa ci lasciano in eredità i recenti campionati del mondo?
Credo che la considerazione più importante da fare è che ancora una volta abbia vinto il gioco del calcio. Era una Coppa del Mondo organizzata in un periodo inedito, in una realtà particolare e tra mille polemiche eppure ha prevalso l’interesse per lo sport più amato al mondo. Quanto al livello credo che sia stata una buona edizione.


Dal punto di visto tecnico si può dire che è tornato di moda il calcio speculativo?
Non userei un termine così perentorio. Sappiamo tutti che il calcio in questi decenni è cambiato e i recenti Mondiali hanno confermato che in fondo l’aspetto fisico è sempre più importante a scapito di quello tecnico. La conferma la si ha quando si guardano i progressi delle squadre di seconda fascia o dei paesi extra-europei. È proprio grazie all’aspetto fisico e alla presa di coscienza sul piano tattico che possono competere con le nazioni di grande tradizione.


Contento del successo dell’Argentina?
Penso che dopo tanti anni di attesa la vittoria albiceleste sia legittima. Si sono affidati a Messi e lui ha consegnato loro ciò che in carriera aveva ampiamente meritato e cioè il titolo che gli mancava. Un successo che speriamo aiuti anche un paese che sta attraversando una profonda crisi. 



Chi è stato secondo lei il migliore del torneo iridato?
Un elemento che fa la differenza è senza dubbio Mbappé. E anche in questo caso l’aspetto atletico incide molto sulle prestazioni di un giocatore che peraltro ha doti eccezionali. Ma quello in Qatar è stato giustamente anche il Mondiale di Messi.


La grande delusione?
Grandi delusioni non ne ho viste. Forse bisognerebbe citare l’Italia che da ben otto anni non partecipa a un campionato del mondo. Pare incredibile se si pensa ai soldi che girano e all’enfasi che viene messa attorno al calcio. Qualche riflessione il sistema lo dovrà fare ma questo riguarda anche noi tifosi che contribuiamo a questa eccessiva enfatizzazione di un movimento che è allo sbando.


E la Svizzera? Qual è il suo giudizio su Yakin?
Non mi sento di dare un giudizio perentorio. Non dimentichiamo che il selezionatore ha ottenuto una brillante qualificazione. Poi in Qatar ha probabilmente pagato anche l’inesperienza: ad esempio non convocando un numero adeguato di terzini. Forse la verità di fondo - e qualcuno dovrebbe dirlo a chiare lettere- è che disponiamo di 14, massimo 15 giocatori all’altezza di certi eventi internazionali; basta un infortunio o un calo di rendimento per ingolfare la macchina. E’ stato un peccato uscire di scena in quel modo ma la sconfitta con il Portogallo non deve cancellare quanto di buono è stato fatto in questi anni. Io confermerei la fiducia a Yakin: è un tecnico che può ancora crescere sul piano internazionale e lo può fare anche attraverso qualche errore.


Dal Qatar a Pelé: meglio lui o Maradona?
Ogni epoca ha i suoi miti. Da bambino stravedevo per Pelè ed in effetti lui era il calcio. Poi è arrivato Maradona, altro fenomeno e negli ultimi anni è stata la volta di Leo Messi. Come si ripete sempre il calcio evolve, così come la società, ed è impossibile fare confronti.


Veniamo al calcio nostrano: il Lugano è in corsa su tutti i fronti. Quali sono le sue sensazioni?
Sono buone. Staff e dirigenza hanno gestito in modo encomiabile i momenti difficili e le partenze estive. L’attuale Lugano può fare risultato con chiunque. Certo i fattori in gioco sono parecchi e non tutti pianificabili. Godiamoci quello che abbiamo e sosteniamo la squadra.


La squadra può ambire al secondo posto?
In teoria si, ma come detto in precedenza le variabili sono numerose. Dipende molto dagli infortuni propri e altrui, da come girano le cose: nel calcio non si hanno mai certezze. In ogni caso la squadra costruita è da piani alti del campionato svizzero.


Croci Torti è ormai una colonna del club: eppure il caso Ziegler ha lasciato perplessi.
Il mister non c’entra nulla col caso Ziegler, anzi è riuscito a gestire bene una situazione non facile mantenendo un buon rapporto con il giocatore e preservando l’armonia del gruppo che è la cosa principale. Ci sono delle regole che il club deve far rispettare. Reto è partito non per quanto successo ma perché ha trovato in Vallese l’opportunità di allungare di un altro anno la sua carriera, una decisione più che comprensibile sul piano umano. Ma se può giocare ancora una stagione a questi livelli un po’ di merito ce l’hanno anche il Lugano e Croci-Torti.


Il mercato bianconero la convince?
Il passo da fare era trovare un terzino e speriamo che Espinoza mantenga la aspettative. Per il resto se non ci fossero gravi infortuni la rosa mi pare completa.


Quale sarà secondo lei il giocatore bianconero più in vista nel ritorno?
Spero che sia la squadra e non un singolo elemento a fare la differenza nel ritorno. Se devo fare un nome un giocatore che ha sorpreso per maturazione e rendimento è il difensore centrale Mai: una vera rivelazione.


La pausa mondiale potrebbe influire in qualche modo sul rendimento delle squadre?
Non credo, semmai potrebbe essere il mercato in qualche misura a incidere sul rendimento delle squadre anche se l’esperienza mi insegna che di solito i valori non vengono stravolti nella pausa invernale, lunga o breve che sia.


Capitolo Bellinzona: da osservatore neutro cosa ne pensa della situazione in casa ACB?
Visto com’è andata a finire l’esperienza Giulini è un miracolo che oggi il Bellinzona si trovi a disimpegnarsi in Challenge League e tra le venti migliori squadre del paese. Però mi sembra che ci sia un’ eccessiva ansia da prestazione che penalizza l’ambiente e condiziona la squadra. Ritengo che la base di ogni impresa sportiva sia creare un ambiente sereno e un’unità di intenti importante tra le diverse componenti e questo non si vede ancora. Sarà stato per i cambiamenti di allenatori, per la nuova proprietà che è parsa scollegata dal tessuto sociale pur avendo fatto investimenti importanti specie sul mercato estero, fatto sta che il pubblico non sembra ancora riconoscersi nel progetto.


È impressione che Pablo Bentancur sia un buon procuratore ma come dirigente di club lasci a desiderare. 
Non voglio giudicare Pablo come dirigente o procuratore. E’ una persona che dimostra tanta generosità, ci mette del suo. Il rovescio della medaglia è che pone anche tanta pressione su staff e squadra e questo non aiuta.


Dove può arrivare questa squadra?
Se c’è una squadra che dovrebbe raggiungere la promozione questa è l’ACB. Se però dalla teoria ci spostiamo nella realtà per sistemare le cose ci vuole del tempo e credo che non sarà facile in metà campionato risolvere i problemi e trovare una rotta di marcia vincente e senza intoppi. Un tentativo può essere fatto e le sorprese sono sempre possibili ma credo che ci voglia pazienza per far crescere e consolidare la fiducia tra le varie componenti. 


A Chiasso sembra essere tornato il sereno. Grazie ai nuovi investitori la società è salva.
Sono contento che il Chiasso abbia trovato una nuova proprietà. Spero sia continuativa nel tempo e fatta in funzione della piramide del calcio ticinese. È tempo e ora che si agisca di concerto, non disperdendo mezzi e forze con il risultato di trovarsi periodicamente sull’orlo del baratro. 


Nicola Bignotti resta nel club. Non sembra un paradosso?
Probabilmente è stato lui l’artefice di questo salvataggio in extremis ed è normale che rimanga in sella.


A Paradiso si stanno facendo le cose in grande. La convince la politica del club?
Gli auguro che le cose vadano bene, anche se non comprendo sino in fondo dove si voglia arrivare. Le infrastrutture sono quelle che sono, il seguito pure. Anche aver assemblato in società personaggi di varia provenienza è una decisione non facile da comprendere. Parrebbe sproporzionata alle esigenze del Paradiso: il rischio è che faccia solo lievitare le spese. 


Non trova che ci sia dispersione di forze a livello calcistico? Ha senso un Paradiso in Prima Promotion? 
Ha senso solo se in funzione e in stretta collaborazionecon il Lugano. Istaurare un clima di aperta sfida alla seconda squadra bianconera in un bacino ridottissimo non mi pare serva a nessuno. Non dimentichiamo che la Under 21 del Lugano rappresenta lo sbocco delle squadre giovanili del Team Ticino ed è quindi fondamentale nella piramide formativa ticinese.


E a Locarno come butta?
La società sta tornando a occupare il posto che gli spetta dopo anni di traversie. Naturalmente ci vorrà del tempo ma una realtà come quella locarnese (con uno stadio da CL, un movimento giovanile importante e poca concorrenza) deve giostrare almeno in Prima Promotion. Sono tre anni che il Locarno non perde una partita nel calcio regionale. Ripeto: per salire ci vorranno pazienza e duro lavoro. Il compito più importante che spetta alla dirigenza, grazie anche ai risultati della squadra, è quello di tornare a coinvolgere i tifosi. 


Per finire: il presidente del Sion Christian Constantin ha annunciato il suo disimpegno dal 2024. Che ne pensa? 
La notizia delle sue dimissioni non mi sorprende più di quel tanto. Mi sento vicino a Christian, con il quale ho condiviso una parte del mio percorso di dirigente e a cui mi legano sentimenti di amicizia. È un personaggio che ha dato tantissimo al calcio e che ci ha sempre messo del suo. Poi ci sta che quando conduci per tanti anni un club tu possa anche commettere degli errori. Ma credo che senza di lui in Vallese non ci sarebbe stata una squadra nell’elite nazionale. Non è una novità che il mondo del calcio stia cambiando nella concezione, nella impostazione dei rapporti umani, nel modo di guidare le società che assomigliano sempre di più a società spersonalizzate e affaristiche. Sarebbe anacronistico andare avanti con i presidenti-mecenati che si portano sulle spalle il peso di tutto (ricordate il mio famoso detto: Uno paga e cento prendono il salario?).


Il processo è irreversibile e di questo passo tutti i club saranno in mano a fondi di vario genere.

MAURO ANTONINI

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