UDINE (Italia) – Dopo tre anni di silenzio, Valon Behrami è tornato a parlare del rapporto terminato, non certamente bene, con Vladimir Petkovic così come col Napoli. Ha quindi deciso, dopo il suo ritiro, di raccontare la sua verità, senza freni e mettendo a nudo tutto ciò che è successo, specie in seno alla Nazionale, fuori dal campo.
Parlando del suo rapporto con Petkovic, dopo il Mondiale russo, Valon ha spiegato al ‘Blick’ di aver avuto “fiducia in lui, mentre lui mi ha tradito, non potrò mai perdonarlo. Che non fossi più all’altezza per andare avanti a giocare in Nazionale era forse vero, ma avrebbe potuto dirmi le cose in faccia e non con una telefonata di trenta secondi, magari aveva paura della mia reazione”.
Dopo l’1-1 maturato contro il Brasile, Behrami ebbe “un energico faccia a faccia col segretario generale della Nazionale, tanti compagni con la doppia nazionalità non volevano più giocare con la Svizzera per colpa sua. Lo feci presente alla Federazione che non fece nulla”.
Ora Valon e Lara Gut vivono a Udine. “Vivevamo insieme a Sion, ma non ci sentivamo liberi. La gente era simpatica ma in Svizzera siamo sempre osservati, mentre a Udine nessuno ci riconosce”.
Behrami ha anche raccontato un aneddoto relativo al suo addio al Napoli. “Ero in auto e notai che qualcuno mi seguiva. Mi hanno rotto lo specchietto, ho abbassato il finestrino e mi hanno puntato una pistola alla testa. Che shock! Mi hanno rubato anche l’orologio. Uno indossava una calza in testa, l’altro l’ho visto e l’ho denunciato in Polizia, identificandolo come avviene nei film. Nei due-tre mesi prima del processo ricevetti minacce dalla sua famiglia. Un giorno andai dal parrucchiere con mia figlia e mi rubarono l’auto. Lì decisi di andarmene”.