Una forza che potrebbe far viaggiare l’intero parco veicoli del Canton Ticino, presupposto che lo stesso possa essere trasformato completamente in mezzi a propulsione elettrica. Ne rimarrebbe, tra l’altro, anche una buona riserva. Con la sua capacità di stoccaggio, la centrale idroelettrica vallesana di Nant de Drance, che ha creato il lago artificiale di Vieux Emosson (ormai 70 anni orsono), potrebbe far viaggiare 400’000 vetture elettriche; in Ticino ne circolano poco più di 320’000.
Nel territorio di Finhaut, a qualche chilometro di tornanti sopra Martigny, a un passo dalla Francia, c’è una delle più grandi “batterie elettriche ad acqua”, tra le più performanti e potenti dell’intera Europa. L’impianto è in mezzo a due bacini: l’acqua stoccata nel Vieux Emosson, nelle ore di maggior fabbisogno, è fatta scendere a valle per produrre elettricità. Viceversa, dal sottostante specchio dell’Emosson, l’acqua è pompata di nuovo e lasciata lì quando viene prodotta troppa energia.
In futuro sarà sempre più necessario stoccare grandi quantità di elettricità. Ci sarà sempre più bisogno di energie rinnovabili per sostituire il nucleare e le energie fossili. Anche per questo la diga di Vieux Emosson è stata innalzata di circa 20 metri: aumentare la capacità del lago per incrementare l’immagazzinamento dell’energia necessaria. È stata solo una delle ultime migliorie che ha contribuito a creare un vero gioiello tecnologico, tanto avanzato quanto complicato da realizzare. Ci sono voluti 14 anni per rendere operativa l’intera struttura: dal 2008, anno in cui la costruzione è iniziata, fino a qualche giorno fa, quando la centrale di Nant de Drance è stata dichiarata completamente operativa. 17 km di gallerie scavate, quasi due milioni di metri cubi di roccia lavorata e centinaia di uomini (fino a 400 contemporaneamente) a lavorare nel cantiere. Prezzo finale dell’opera: 2 miliardi di franchi.
L’entrata in servizio, avvenuta lo scorso primo luglio, ha dato l’occasione di fornire alla stampa qualche dato in più, in particolare sulla forza della diga: il sistema fornisce, al massimo della sua potenza, 360 metri cubi d’acqua, ossia l’equivalente della forza d’erogazione del Reno a Ginevra. E ciò grazie alle turbine, che possono far salire la potenza da 0 a 900 megawatt nel giro di una manciata di minuti. Il rendimento è dell’80%: in poche parole il bilancio complessivo ha una perdita di solo il 20% di energia tra il pompaggio e la generazione.
Inutile illudersi però: anche questo immenso accumulatore di energia non potrà bastare a soddisfare la domanda invernale, che sarà come sempre molto forte. Al contrario dei grandi sbarramenti tradizionali, il manufatto vallesano non segue il ritmo delle stagioni; normalmente il lago di ritenzione si riempie d’estate e la sua acqua viene turbinata in autunno. Non è il caso della Nant de Drance. “che non ha la possibilità di stoccare energia per la stagione più fredda e allora lavoriamo su un ciclo giornaliero, basandoci sul fabbisogno di elettricità a corto e medio termine, nell’ordine di una settimana”, ha detto l’ingegnere Alain Sauthier, durante la conferenza stampa di presentazione tenutasi ad inizio luglio. E pensare che il progetto ha rischiato di non vedere la luce, a causa della crisi finanziaria del 2008…
Nel territorio di Finhaut, a qualche chilometro di tornanti sopra Martigny, a un passo dalla Francia, c’è una delle più grandi “batterie elettriche ad acqua”, tra le più performanti e potenti dell’intera Europa. L’impianto è in mezzo a due bacini: l’acqua stoccata nel Vieux Emosson, nelle ore di maggior fabbisogno, è fatta scendere a valle per produrre elettricità. Viceversa, dal sottostante specchio dell’Emosson, l’acqua è pompata di nuovo e lasciata lì quando viene prodotta troppa energia.
In futuro sarà sempre più necessario stoccare grandi quantità di elettricità. Ci sarà sempre più bisogno di energie rinnovabili per sostituire il nucleare e le energie fossili. Anche per questo la diga di Vieux Emosson è stata innalzata di circa 20 metri: aumentare la capacità del lago per incrementare l’immagazzinamento dell’energia necessaria. È stata solo una delle ultime migliorie che ha contribuito a creare un vero gioiello tecnologico, tanto avanzato quanto complicato da realizzare. Ci sono voluti 14 anni per rendere operativa l’intera struttura: dal 2008, anno in cui la costruzione è iniziata, fino a qualche giorno fa, quando la centrale di Nant de Drance è stata dichiarata completamente operativa. 17 km di gallerie scavate, quasi due milioni di metri cubi di roccia lavorata e centinaia di uomini (fino a 400 contemporaneamente) a lavorare nel cantiere. Prezzo finale dell’opera: 2 miliardi di franchi.
L’entrata in servizio, avvenuta lo scorso primo luglio, ha dato l’occasione di fornire alla stampa qualche dato in più, in particolare sulla forza della diga: il sistema fornisce, al massimo della sua potenza, 360 metri cubi d’acqua, ossia l’equivalente della forza d’erogazione del Reno a Ginevra. E ciò grazie alle turbine, che possono far salire la potenza da 0 a 900 megawatt nel giro di una manciata di minuti. Il rendimento è dell’80%: in poche parole il bilancio complessivo ha una perdita di solo il 20% di energia tra il pompaggio e la generazione.
Inutile illudersi però: anche questo immenso accumulatore di energia non potrà bastare a soddisfare la domanda invernale, che sarà come sempre molto forte. Al contrario dei grandi sbarramenti tradizionali, il manufatto vallesano non segue il ritmo delle stagioni; normalmente il lago di ritenzione si riempie d’estate e la sua acqua viene turbinata in autunno. Non è il caso della Nant de Drance. “che non ha la possibilità di stoccare energia per la stagione più fredda e allora lavoriamo su un ciclo giornaliero, basandoci sul fabbisogno di elettricità a corto e medio termine, nell’ordine di una settimana”, ha detto l’ingegnere Alain Sauthier, durante la conferenza stampa di presentazione tenutasi ad inizio luglio. E pensare che il progetto ha rischiato di non vedere la luce, a causa della crisi finanziaria del 2008…
Non necessariamente di notte, quando c’è meno richiesta. L’eccedenza di energia c’è anche quando gli impianti solari ed eolici producono più di quanto richiesto. Un ruolo stabilizzante per tutta la Confederazione e la sua rete quindi, proprio quando in maniera totalmente inattesa fino a qualche mese fa, si è palesata la possibilità di una penuria di elettricità nel prossimo inverno. Ma, come detto appena sopra, poco potrà fare la centrale vallesana contro un eventuale blackout.
Ultimi dubbi, quelli riguardanti l’impatto ecologico. Secondo i responsabili “la riduzione dell’impatto
sull’ambiente è una delle priorità di Nant de Drance e dei suoi partner”. Quindici sono i progetti, dal costo totale di 22 milioni di franchi, che sono stati o saranno prossimamente realizzati alfine di compensare l’impatto sull’ambiente della costruzione della centrale e della linea ad alta tensione che collega l’impianto alla rete elettrica. I lavori sono gestiti dalla Nant de Drance SA, seguita da un gruppo di accompagnamento all’interno della quale sono rappresentati il WWF, Pro Natura, gli enti pubblici toccati dal progetto, il Canton Vallese, come pure l’Ufficio federale dell’energia.
Ora non resta che andare a toccare con mano il progetto e la ghiotta occasione si presenterà i prossimi 10 e 11 settembre, quando Nant de Drance aprirà le sue porte al pubblico. Le iscrizioni sono già aperte sul sito ufficiale all’indirizzo: www.nant-de-drance.ch
OMAR RAVANI