TRATTATO - La cosiddetta partitocrazia approva a occhi chiusi il trattato di sottomissione alla fallita UE, senza neppure leggere le 1’800 pagine del documento. A denunciare i rischi non è solo la Weltwoche o il Financial Times, ma anche il professor Andreas Glaser dell’Università di Zurigo, intervistato dalla NZZ: “La ripresa del diritto UE si spinge oltre le previsioni”. Secondo il giurista, le leggi europee diventeranno automaticamente parte dell’ordinamento elvetico, senza che il Parlamento o il popolo possano intervenire.
Le conseguenze per i diritti popolari sarebbero devastanti. In caso di referendum, il Consiglio federale dovrebbe spiegare che i cittadini devono dire “sì” perché così vuole il diritto internazionale, altrimenti scatterebbero sanzioni. In pratica, la sovranità popolare verrebbe svuotata. E per questo scempio, la Svizzera dovrebbe pure pagare 350 milioni l’anno di contributi a Bruxelles.
Oltre al trattato quadro, è in discussione anche l’accordo sull’energia elettrica. Se venisse firmato, gli eurobalivi avrebbero voce in capitolo sulle riserve energetiche svizzere. Un’ingerenza gravissima in un settore vitale per la sicurezza del Paese. La corrente elettrica rischia così di diventare un bene non più sotto il controllo della Confederazione, ma delle istituzioni comunitarie.
Non bastasse, il governicchio federale ha pure rinunciato all’opting out sul Regolamento Sanitario Internazionale dell’OMS, accettando limitazioni alla sovranità che persino Italia e Austria hanno respinto. Il quadro è chiaro: da Bruxelles a Ginevra, i camerieri bernesi non perdono occasione per svendere il nostro Paese.