Mondo, 05 maggio 2022

Varese, strage familiare. Le urla dopo il massacro: "Finalmente ci sono riuscito"

Un cacciavite, un martello, un trapano e un coltello. Queste le ‘armi’ utilizzate da Alessandro Giovanni Maja, imprenditore del Varesotto per compiere una tragedia famigliare. L’uomo (57 anni), si è servito del cacciavite per uccidere la moglie nel sonno. Con lo stesso arnese ha tolto la vita alla figlia 16enne ed era convinto di aver fatto lo stesso con il figlio di 23 anni. Il piano era quasi compiuto. Quasi, perché mancava l’ultimo atto: uccidersi con trapano e coltello. Ma si è procurato soltanto delle ferite, poi è uscito in mutande in strada a Samarate, paese di 16mila abitanti in provincia di Varese.

“Finalmente ci sono riuscito”,
ha ripetuto Maja pochi minuti dopo la strage.  La tensione tra marito e moglie (sostenuta dai figli) era ormai diventata pressante. In paese si vociferava di un’imminente separazione, ma i vicini di casa assicurano che nulla potesse fungere da presagio a una vicenda tanto disperata. 

Il figlio 23enne versa in condizioni disperate. I colpi inferti al cranio potrebbero comprometterne l’esistenza dal punto di vista neuro-motorio.  Maja ha agito con velocità, come e quel piano fosse figlio di un atto studiato nei dettagli. Poi, dopo aver cercato di togliersi la vita, si è affacciato dal balcone e ha dato l’annuncio a tutto il vicinato: “Finalmente ci sono riuscito”.

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