Dall'inizio del conflitto in Ucraina, molte persone in Europa si sono unite all'esercito ucraino per combattere le forze russe. Fra questi anche diversi cittadini svizzeri, un fatto che preoccupa le autorità che ora valutano provvedimenti per punire chi è già partito e dissuadere chi intende ancora recarsi in Ucraina. Come riporta il "Blick", la giustizia militare starebbe già valutando di aprire un procedimento contro chi è partito combattere in Ucraina, come conferma il suo portavoce Georg Fritz.
E anche il mondo politico si sta mobilitando. La consigliera nazionale Katharina Prelicz-Huber (Verdi/ZH) ha detto che i cittadini svizzeri non devono essere incoraggiati a combattere all'estero. Al contrario. "Le autorità dovrebbero fare tutto il possibile per dissuaderli dall'arruolarsi", ha detto. "Servire in un esercito straniero non è accettabile".
Anche Alois Gmür (Centro/SZ), sostiene che le autorità debbano agire. "Devono essere ritenuti legalmente responsabili e il passaporto svizzero deve essere ritirato alle persone con la doppia nazionalità, proprio come avviene per le persone che sono andate a combattere nella jihad.
Fabian Molina (PS/ZH) è d'accordo che la legge deve essere rispettata ma mostra anche comprensione verso chi è partito: "A volte c'è una differenza tra morale e legge". Per Dominik Knill, presidente della Società svizzera degli ufficiali, bisogna fare distinzione fra chi è partito per convinzione e chi l'ha fatto per denaro. "Qualcuno che combatte in Ucraina per motivi idealistici non dovrebbe essere trattato allo stesso modo di qualcuno che lo fa come mercenario per arricchirsi".
E anche il mondo politico si sta mobilitando. La consigliera nazionale Katharina Prelicz-Huber (Verdi/ZH) ha detto che i cittadini svizzeri non devono essere incoraggiati a combattere all'estero. Al contrario. "Le autorità dovrebbero fare tutto il possibile per dissuaderli dall'arruolarsi", ha detto. "Servire in un esercito straniero non è accettabile".
Anche Alois Gmür (Centro/SZ), sostiene che le autorità debbano agire. "Devono essere ritenuti legalmente responsabili e il passaporto svizzero deve essere ritirato alle persone con la doppia nazionalità, proprio come avviene per le persone che sono andate a combattere nella jihad.
Fabian Molina (PS/ZH) è d'accordo che la legge deve essere rispettata ma mostra anche comprensione verso chi è partito: "A volte c'è una differenza tra morale e legge". Per Dominik Knill, presidente della Società svizzera degli ufficiali, bisogna fare distinzione fra chi è partito per convinzione e chi l'ha fatto per denaro. "Qualcuno che combatte in Ucraina per motivi idealistici non dovrebbe essere trattato allo stesso modo di qualcuno che lo fa come mercenario per arricchirsi".