Sport, 10 marzo 2022

“Un incubo a Kiev”, dice Fonseca. “Vado in guerra”, risponde Rebrov

I due allenatori hanno raccontato cosa sta accadendo in Ucraina. Mentre il portoghese è riuscito a lasciare la capitale, l’ex attaccante della Dinamo Kiev è pronto ad imbracciare il fucile

KIEV (Ucraina) – Si fa sempre più drammatica la situazione a Kiev, e in tutta l’Ucraina, dove l’esercito russo non intende fermarsi, anzi… l’avanzare dei carrarmati e i bombardamenti si fanno sempre più incessanti, lasciando dietro di se sangue, tanto sangue, anche tra i civili. Tra chi ha vissuto l’orrore di Kiev c’è l’allenatore ex Roma, Paulo Fonseca che ha raccontato il suo dramma a “La Gazzetta dello Sport”.
 

“Un incubo. Era il 24 febbraio e dovevo partire alle 10 per il Portogallo con la famiglia, quando alle 4.30 abbiamo sentito cadere le prime bombe. Ci siamo spaventati, il mio amico Srna mi ha invitato ad andare all’hotel Opera, dove c’era lo Shaktar. Ci siamo rifugiati in un bunker, c’era De Zerbi, c’erano i brasiliani con le famiglie. I bambini dormivano per terra nei sacchi a pelo, avevamo paura, poi la mia ambasciata ha organizzato un mini-van e in tre famiglie siamo partiti verso la Moldavia. È stato un viaggio terribile, 30 ore senza fermarsi mai, incolonnati a volte a 5 km/h, con gli aerei che ci passavano sulla testa, i posti di blocco, mentre la gente intorno non trovava né carburante né cibo. Solo quando sono arrivato al confine con la Romania ho cominciato a rilassarmi, ma si fa per dire: mia moglie piange in continuazione, perché abbiamo amici e parenti in tutta l’Ucraina. Ora, tramite la mia federazione, sono diventato ambasciatore per la pace e ci adoperiamo per trovare alloggio, lavoro e scuola ai profughi. Una piccola parte, naturalmente, dei due milioni di quelli che stanno fuggendo”, sono state le sue parole. 

 

Dall’altra parte c’è chi, come Serhji Reborv, ex attaccante della Dinamo Kiev è pronto ad andare in guerra. Oggi allena l’Al-Ain negli Emirati Arabi Uniti, ma il suo Paese resta sotto attacco. “Ho parlato con giornalisti di tutto il mondo voglio che tutti sappiano cosa sta succedendo. Non riesco a pensare al calcio: dobbiamo tutti pensare a proteggere il nostro Paese. Sono orgoglioso delle persone, dei soldati che stanno combattendo, ho un lavoro qui, ma non appena finirà la stagione tornerò a casa, dalla mia gente. Lotterò, prenderò una pistola in mano e sopravvivremo: non vedo possibile alcun compromesso con Putin", sono state le parole rilasciate a “indipendent.ie”.

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