Sport, 22 febbraio 2022

“Abel a Lugano? Un mistero. Lucas Peres? Non lo conosco”

Nostra intervista con Mauro Galvao, ex difensore bianconero

LUGANO - Mauro Galvao (61 anni) si occupa ancora di calcio, anche se marginalmente: oggi funge da consulente per alcuni giovani calciatori ma si è staccato dai club. “Lavoro senza stress e senza pressioni. E mi piace. Riesco comunque a seguire le vicende del calcio brasiliano, anche se con meno trasporto rispetto al passato”, dice l’ ex difensore della Seleçao e del Lugano. Nei giorni scorsi lo abbiamo raggiunto al telefono per una chiacchierata sul calcio brasiliano e, anche, su alcuni personaggi che sono approdati dal “pais do futebol” sul suolo elvetico. Uno su tutti Abel Braga, attuale tecnico del Fluminense dopo una breve apparizione a Cornaredo. 


Mauro: partiamo da Abel Braga. Come va il suo Fluminense? 
Beh, la squadra si trova al comando del campionato carioca, ma siamo soltanto nella prima fase, durante la quale le compagini impegnate anche in Coppa Libertadores spesso schierano le riserve. Il livello del torneo regionale è talmente basso, che bastano le seconda linee per vincere le partite. Nelle ultime uscite Abel è stato un po’ contestato dalla tifoseria perché il gioco non decolla. Tipico… 


Torniamo indietro di 7 mesi: quando Abel firmò per il Lugano. Lei si disse stupito. 
Ricordo perfettamente che un paio di giornalisti mi contattarono per saperne di più. E io caddi letteralmente dalle nuvole: senza nulla togliere al Lugano, club nel quale mi sono trovato a meraviglia e con il quale ho raggiunto grandi risultati, mi sono chiesto cosa ci facesse un tecnico come Abel in Svizzera. Lui non era, e non è, un allenatore che si accontenta: sia a livello salariale sia a livello sportivo. Ovviamente, quando ho saputo che aveva firmato, allora ho pensato che il Lugano aveva fatto un ottimo affare.


Non si è mai dato una spiegazione per quel trasferimento clamoroso? 
Sinceramente no, anche se la sorpresa fu grande. Chissà: magari la voglia di cambiare aria, di lasciare il Brasile dopo la tragedia della scomparsa di suo figlio oppure di aiutare l`altro figlio ad introdursi nel mondo dei procuratori e del calcio europeo. Non lo so, sono solo ipotesi: il suo ingaggio da parte del Lugano per me resta comunque un mistero. 



Non è durata a lungo, però, la sua esperienza. 
Probabilmente la nuova proprietà puntava su un altro tipo di allenatore, magari più giovane. Non lo so. Sono soltanto supposizioni, non ho elementi per giudicare la scelta della nuova dirigenza bianconera.


Restiamo in Svizzera e parliamo ora di Lucas Peres, difensore del Vasco da Gama ingaggiato dal Chiasso. 
Sinceramente non ho informazioni precise su questo giocatore e non l`ho mai viso giocare. Conosco il suo curriculum, che mi sembra promettente. Nel campionato carioca non è comunque sceso in campo nelle prime sei partite sinora disputate. 


Si dice che tanti club italiani siano sulle sue tracce. 
Il curriculum, come ho detto prima, mi sembra interessante. E spero ovviamente che possa sfondare. Sappiamo benissimo, tuttavia, che i giocatori brasiliani che vanno a giocare in Europa non debbono contare solo sul curriculum ma hanno pure bisogno di una fase di adattamento alla nuova realtà e possedere la giusta umiltà. 


A proposito di giocatori brasiliani: negli ultimi anni non sono più usciti grossi talenti. Dopo Neymar, tanti nomi, tante attese ma poco o nulla. 
Non la metterei così. Diciamo che in Brasile crescono sempre dei buoni giocatori. Il problema è che mancano le strutture per farli maturare bene e prepararli al passo successivo, ossia al loro trasferimento in campionati esteri. Normale poi che si perdano. Faccio notare che l’ Europa non è più l’unica meta ambita: i soldi adesso spingono i procuratori a mandare i nostri calciatori in tornei come quello cinesi o dei paesi arabi.


E veniamo ora alla Nazionale verdeoro: nelle qualificazioni sudamericane ha fatto il vuoto.
Con l’Argentina è nettamente la rappresentativa migliore. E questo è un problema. Mi spiego: giocando contro nazionali decisamente inferiori, salvo appunto Messi e compagni, non si cresce dal punto di vista tecnico e tattico. Ci sarebbe bisogno di più sfide con le nazionali europee, più amichevoli per confrontarsi con il meglio del calcio. Altrimenti c'è il rischio di arrivare ai Mondiali sull’onda di tante vittorie in Sudamerica che possono indurre a facili ottimismi.


Mancano ancora 9 mesi a Qatar 2022. Quali sono le sue favorite? 
Le solite. Germania, Francia, Brasile e Argentina. Messi ha l’ultima possibilità di diventare campione del mondo. Non aggiungo altri nomi, anche perché una fra Italia e Portogallo starà a casa. Se toccasse agli azzurri, sarebbe una grossa beffa.


E la Svizzera?
Un calcio, il vostro, che negli ultimi anni è cresciuto in modo esponenziale. A livello di nazionale è fra le 20 migliori al mondo. Impensabile ai miei tempi. Farà un buon Mondiale, ne sono certo. 


Mauro: due parole ora sul presidente Tullio Calloni, scomparso settimana scorsa.
Ci sono rimasto male quando ho appreso la notizia. Conservo di lui un bel ricordo: una persona buona, gentile e sempre disponibile, soprattutto nei confronti dei giocatori. Era un presidente-tifoso ma esprimeva quel modo di essere in modo assolutamente garbato.


Inevitabile parlare del Lugano.
Come sta andando la squadra? Ho visto che è in semifinale di Coppa Svizzera e affronterà il Lucerna. Sarebbe bello tornare a vincerla! Son già passati 30 anni, o quasi, da quando abbiamo battuto in finale il Grasshopper. 


Galvao: il tempo vola, e lei si avvicina alla pensione.
Sì, è vero, il tempo vola. E me ne accorgo ogni giorno che passa. Sono ancora in forma, mantengo uno spirito giovanile e comunque seguo sempre il calcio. Da quando ho lasciato il Vasco da Gama lavoro con alcuni giovani, ai quali do consigli e sostegno affinché la loro carriera possa decollare. Ma senza più ruoli o incarichi. La pensione? Mancano ancora due o tre anni (ride, ndr). Scherzia parte: non mi ci vedo.

M.A.

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