LUGANO - Storie maledette, racconti di drammi, tragedie e momenti tristi del mondo dello sport recente e del passato: per non dimenticare eroi, protagonisti e anche figure che in pochi conoscono e sono state segnate da un destino fatale o da un declino irriversibile. Come per esempio Jan Ullrich, ex campione tedesco di ciclismo, la cui vita sportiva e personale è stata costellata da trionfi, cadute, ripartenze e nuovamente crolli, soprattutto dal punto di vista psichico. Principale antagonista con Marco Pantani del grande “bugiardo” Lance Armstrong durante gli anni dell’Epo, Ullrich è diventato per una stagione (il 1997) il numero 1 del ciclismo mondiale, vincendo anche il Tour de France, l'ultimo prima della serie dominata (con l'aiuto della chimica) dallo statunitense.
Corridore duttile, bravo a cronometro quanto in montagna, il tedesco ha percorso strade impervie per arrivare al successo: dai sacrifici da bambino e da ragazzo nella decadente DDR, al ricorso alle droghe per ottenere stimoli fisici (proibiti) e di conseguenza fama e consensi.Jan Ullrich è nato a Rostock nel 1973. Il muro di Berlino non era ancora caduto e la DDR usava lo sport per fare propaganda: grazie ai successi di atleti, nuotatori e ciclisti, questa presunta repubblica democratica era diventato lo spauracchio delle grandi potenze. Nella città anseatica, come in altre della Germania Est, crescevano come funghi potenziali campioni, molti (anzi: quasi tutti) arruolati nelle varie società dirette con rigida e severa disciplina dallo stato-padrone. Ullrich, seguendo l’ esempio del fratello Stefan, si iscrive alla Sportgemeinschaft. Subito si capisce che ha doti ciclistiche non comuni.
E così viene trasferito, su ordine dei dirigenti supremi dello Sportbüro, nella Sportvereiningung di Berlino, il club amatoriale della polizia politica. Il trasferimento gli garba molto: in casa le cose non vanno bene, il padre è un violento: picchia la moglie ed aggredisce a suon di botte i figli. Jan lascia volentieri la famiglia. La madre lo ha tirato su fra grandi sacrifici e lui decide di diventare professionista di stato proprio per aiutarla. Ma nel 1989, poco dopo la caduta del Muro, il futuro dominatore del Tour del 1997, passa alla storica società Radsport Gemeinschaft di Amburgo. Inizia proprio lì la sua lunga corsa ad ostacoli nel ciclismo che conta. Nel 1993 vince il titolo mondiale dei dilettanti ad Oslo, guarda caso un giorno prima del trionfo di Lance Armstrong fra i professionisti. Sembra un segno del destino.
Che duelli epici al Tour!
Il ragazzo ci sa fare: a cronometro vola, in linea si difende come un leone e in salita ha dei numeri, anche se nel confronto con i piccoli scalatori soffre. Ma nel 1996 esplode (sportivamente parlando): al Tour de France funge da luogotenente a Bjarne Riis (dopato sino alla cima dei pochi capelli che aveva in testa) ma si intuisce che deve frenare il proprio istinto e mettersi a disposizione del danese. Poco importa perché nel 1997, un anno dopo, il tedesco si consacra definitivamente campione di razza vincendo la Grande Boucle. Mesi prima si era imposto nella tappa di Kandersteg del Giro di Svizzera. Al Tour non ha rivali,