Sport, 04 luglio 2021

Oggi, come in terra d’Africa leader e protagonisti acclamati

Seferovic, Xhaka, Rodriguez in campo con la U17 che nel 2009 conquistò il mondo

LUGANO - Qualcuno scomodò aggettivi desueti per l’allora emergente ma scarsamente considerato calcio rossocrociato: leggendari, mitici, eroici. Esagerati? Forse. Di certo meritati gli elogi attributi da commentatori e addetti ai lavori meno retorici alla Svizzera Under 17 che il 15 novembre del 2009 battè la Nigeria (1-0) in finale e diventò campione del mondo. Per il nostro piccolo grande paese era la prima importante vittoria a livello iridato; e che a regalarci quella gioia immensa fossero dei ragazzini di svariata estrazione etnica, poco importa: segno che a quei tempi, come ora, nei settori giovanili elvetici si lavorava bene. Soprattutto su elementi originari di altri paesi ma nati o cresciuti nella Confederazione.


Basti dire che degli undici titolari schierati contro la Nigeria dal nostro CT Dani Ryser, sei erano cittadini svizzeri di seconda generazione. Alla fine la Coppa fu conquistata contro ogni pronostico e contro i padroni di casa, che mai avrebbero pensato di lasciare quel trofeo, per loro vitale, nelle mani di una squadra come quella rossocrociata.


La Svizzera era stata inserita nel gruppo B di Lagos (la capitale nigeriana). Avversari il favoritissimo Brasile di un certo Neymar, il temibile Messico e il modesto Giappone. Un trionfo per i nostri, che conquistarono 9 punti battendo anche la seleção (10). Ma non era finita, perché
nelle partite ad eliminazione diretta, i rossocrociati fecero sfracelli, eliminando nell’ordine Germania, Italia e Colombia. Non proprio le ultime del lotto.


Una under solida, determinata e tatticamente perfetta. Con tre ticinesi schierati a seconda delle esigenze: Matteo Tosetti e Bruno Martignoni (allora del Locarno) e Igor Mijatovic (Bellinzona). Mancava tuttavia la ciliegina sulla torta, mancava quel titolo mondiale che mai nessuna nazionale svizzera era riuscita a vincere nel passato. Di fronte la Nigeria, reduce da una striscia positiva di 13 partite utile consecutive e sostenuta dagli oltre 60 mila tifosi di Abuja.


I nostri ragazzi non si fecero però intimorire e dopo aver subito inizialmente la pressione degli africani, ad inizio ripresa trovarono il gol con un colpo di testa di Seferovic (capocannoniere di quella rassegna, un predestinato). Poi l’assalto finale della Nigeria e le grandi parate di Siegrist a rendere vano i tentativi rivali.


Quel 15 novembre di 11 anni fa era nato qualcosa di veramente importante e vedere oggi Seferovic, Xhaka e Rodriguez punti fermi e decisivi della Nati che ha buttato fuori la spocchiosa Francia dagli Europei itineranti, ci fa dire che in passato in Svizzera si è seminato bene a livello giovanile. Chapeau.

TIM CARLETTI

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