Sport, 27 maggio 2021

2004, trionfo ellenico. Lacrime portoghesi

Raccontiamo la storia della rassegna continentale dalla prima edizione in poi

LUGANO - Sul finire del secolo scorso l’ UEFA assegna al Portogallo gli Europei del 2004. A sorpresa supera le candidature forti di Spagna e Austria/Ungheria. Ma il paese del fado vive di calcio, un po' come il Brasile. Tanta passione e tanto entusiasmo. Patria, pure, di grandi campioni: uno su tutti Eusebio, la pantera del Mozambico. Comunque: alle qualificazioni partecipano cinquanta squadre suddivise in 10 gruppi da cinque. Non ci sono grandi sussulti: solo la Turchia, terza ai mondiali nippo-coreani di due anni prima, viene eliminata dalla vivace e inattesa Lettonia allo spareggio.


Dopo 8 anni torna la Svizzera: sulla tolda di comando c’e Köbi Kuhn, commissario tecnico atipico: uomo di poche parole, umano e coinvolgente. Il movimento calcistico trova in lui l’allenatore ideale. Le favorite sono le solite: la Germania, la Francia, campione in carica, l’Italia, l’Olanda, la Spagna, che non è ancora lo squadrone che anni dopo dominerà il mondo, e i padroni di casa del Portogallo. Nella vicina repubblica Giovanni Trapattoni deve far dimenticare la tremenda delusione iridata. La stampa nazionale è convinta che gli azzurri faranno un sol boccone di Danimarca, Svezia e Bulgaria. Ma le sorprese, e che sorprese, sono dietro l’angolo e il turno eliminatorio riserva clamorosi rovesci.


Nel primo girone passano, appunto, il Portogallo e la Grecia, che avrebbe dovuto fungere da sparring partner. La Russia, presenza impalpabile la sua e la Spagna vengono eliminate. Da notare che gli ellenici passano il turno grazie alla miglior differenza reti rispetto agli iberici. In Spagna si scatenano le polemiche.


Nel secondo girone tutto apparentemente facile per la Francia e l’ Inghilterra. Nulla da fare per la Croazia e la Svizzera. Quest’ultima se ne torna a casa senza gloria e con il pesante fardello sulle spalle delle polemiche provocate dallo sputo di Alex Frei a Gerrard nel match che i nostri perdono contro gli inglesi. 

Nel terzo girone l’ Italia si fa male da sola: strappa due pareggi e una vittoria (contro la modesta Bulgaria) esattamente come Danimarca e Svezia. Ma le due squadre del Nord Europa passano grazie al maggior numero di reti segnate. Fa testo il 2-2 uscito dalla sfida diretta. Si parlò, allora, di biscotto ma nulla fu mai provato. Italia a casa dunque e fine dell’ era Trapattoni, che verrà sostituito da Marcello Lippi. Nel 2006 vincerà il Mondiale. La spedizione azzurra in Portogallo viene rovinata dal gesto inconsulto di Francesco Totti, che durante la partita contro la Danimarca non trova di meglio di sputare addosso a
Poulsen. Complimenti.


Nel quarto girone, infine, domina la Cechia (che chiude a punteggio pieno) e alle sue spalle si piazza l’ Olanda. Fuori a sorpresa la Germania, che ottiene solo due pareggi. Troppo poco per sperare di farla franca. Questi, allora, gli accoppiamenti dei quarti: Portogallo- Inghilterra, Grecia-Francia, Cechia-Danimarca, Olanda-Svezia.


La sfida fra padroni di casa e inglesi è probabilmente la partita piu bella di questi Europei, che sono caratterizzati da un gioco prudente e piuttosto difensivo. Finisce 2-2 dopo 120 minuti e si rendono perciò necessari i rigori. Decide il portiere Ricardo, che dopo aver parato la bomba di Vassell tira dagli undici metri e regala ai portoghesi la seconda semifinale consecutiva di un Europeo. Nella seconda partita la Grecia-rivelazione butta fuori anche la Francia grazie ad un gol di Charisteas.


Adesso la squadra di Otto Renhhagel comincia a far paura. Il suo gioco ultra-difensivo mette in crisi tutte le avversarie. Una sorta di linea Maginot inespugnabile. Niente da fare, per contro, per la Danimarca con la Cechia, che vince senza patemi (30). Infine tocca all’Olanda passare per le forche caudine dei rigori: elimina la Svezia dopo una bruttissima partita e rompe un tabù: dal 1996 in poi era sempre stata eliminata ai rigori agli Europei e ai Mondiali. Quattro volte di fila, quasi un record.


Le semifinali offrono, udite udite, il secondo capolavoro dei greci: grazie ad un silver-gol di Dellas ai supplementari eliminano la Cechia e colgono la prima storica qualificazione ad una finale. Il modo è sempre quello: undici uomini dietro la linea della palla a difendere e appena è possibile sfruttare le pochissime opportunità offensiva. Il coach tedesco Otto Rehhagel è un alunno applicato del grande Karl Rappan, inventore del catenaccio. Prima finale anche per il Portogallo, che fra il tripudio generale batte l’ Olanda (2-1) nell’ altra semifinale. Per Figo e soci non resta ora che compiere l’ ultimo lavoro. Il tecnico brasiliano Felipe Scolari è ormai diventato un eroe: canta l’inno lusitano prima delle partite e carica a modo suo tutto l’ambiente.


A Lisbona le due squadre si ritrovano di fronte tre settimane dopo dopo la sfida inaugurale (anche allora vinta dagli ellenici). Ci pensa Charisteas a regalare alla Grecia lo storico titolo. Non era mai capitato che i padroni di casa perdessero la finale nella storia di un Europeo. Succederà ancora nel 2016, quando lo stesso Portogallo sorprenderà la Francia squadra ospitante.

JACK PRAN

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