Sport, 27 aprile 2021

“Un sogno nel cassetto? Giocare nel basket francese”

A colloquio con la ticinese Nancy Fora, da 5 anni protagonista a Friborgo

FRIBORGO - Una bellissima favola, quella diNancy Fora, sorella di Michael difensore dell’HCAP, che da cinque anni fa le fortune dell’Elfic Friborgo, la squadra che domina il basket svizzero al femminile. Bellissima perché la ragazza bellinzonese ha saputo costruire con tenacia e talento, mattone dopo mattone, la sua carriera di cestista. Lei, come tutta la sua famiglia, ha lo sport nel suo Dna: papà Marco è stato portiere del Bellinzona mentre mamma Antonella è stata campionessa svizzera di ginnastica artistica.


A 7 anni Nancy, che abbiamo sentito nei giorni scorsi, si è avvicinata per la prima volta alla pallacanestro entrando nel Bellinzona, club di grandi tradizioni a livello femminile. Le sue prime esperienze sono state positive: lavorando sodo e, passo dopo passo, bruciando tutte le categorie, è arrivata finalmente alle porte della squadra maggiore che, allora, militava ancora nella lega cadetta. Lanciata da Scott Twehues ha poi ottenuto la promozione nella lega maggiore. Successivamente è arrivata la chiamata dell’Elfic Friborgo, società che va per la maggiore in Svizzera e che da 5 anni è la sua nuova casa.


Prima di cimentarsi con il basket, Nancy ha però praticato la pallavolo ed il tennis.
Nella mia famiglia lo sport è la base di tutto. Ho iniziato con il volley e il tennis ma poi alla fine ho optato per la pallacanestro. Da piccola mi divertivo molto sebbene fossi ancora completamente acerba sul piano tecnico. Con il trascorrere degli anni sono maturata, ho ben assimilato i fondamentali e sono arrivata laddove volevo arrivare, intensificando sempre di più gli allenamenti settimanali. Con mio fratello Michael mi misuravo spesso: a calcio, a ping pong e pure a unihocley… 


Michael in una nostra precedente intervista ci disse che riusciva a marcarla bene, ma che quando lei andava al tiro per lui era notte fonda… 
Ci siamo divertiti tanto, ogni momento era buono per metterci in campo con il massimo spirito agonistico.


Si dice sempre che il primo amore non si dimentica mai. Ecco, parliamo del famoso debutto in prima squadra col Bellinzona avvenuto quando le Pinkies giocavano ancora in LNB.
Come si fa a non ricordare un evento del genere? Era la partita decisiva per la promozione: ero in panchina e non avrei mai pensato, neppure lontanamente, di scendere in campo. Poi coach Tweheus mi ha chiamata, dicendomi di stare pronta. Detto fatto sono entrata sul parquet, non vi dico l'adrenalina…. Quello per me era un mondo un po’ sconosciuto ma tutte le mie compagne mi hanno aiutato ad ambientarmi e tutto è stato più facile.


Qualcuno disse che era “nata una stella”… 
Ero evidentemente contenta perché vedevo i miei sacrifici finalmente premiati. Ho lottato con grande determinazione e ad un certo punto tutto mi è venuto nel modo più naturale possibile, senza forzare nulla.


Poi è arrivata la chiamata del Friborgo, club di notevole spessore.
Nel Bellinzona ho disputato delle belle partite e, grazie anche a Walter Bernasconi, ho potuto fare dei tangibili passi avanti sotto ogni punto di vista. Ad un certo punto l’Elfic mi ha contattato chiedendomi se ero interessata a giocare a Friborgo, offrendomi anche la possibilità di misurarmi anche in Europa. Non ci ho pensato due volte… 


Anche l’Aarau l’aveva contattata, ma lei ha preferito spostarsi sulle rive della Sarine.
Senza nulla togliere alla squadra argoviese, alla fine ho accettato Friborgo perché in fondo era ed è ancora oggi la società che ti offre le migliori condizioni per giocare.
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Friborgo è una città diversa da Bellinzona.
All’inizio ho dovuto adattarmi ad un stile di vita, mentalità e cultura differenti. Friborgo si fa amare subito e dopo qualche logica difficoltà mi sono ambientata benissimo. Qui ci si sente maggiormente considerati. C’è tanto entusiasmo ed i contatti con le giocatrici sono frequenti e significativi, ci si incontra e si diventa amici. Certo, la famiglia è rimasta in Ticino ma col tempo mi sono abituata e qui ho trovato nuovi sbocchi e nuovi stimoli.


Con l’Elfic ha vinto tanto.
Quattro Coppe della Lega, una Coppa Svizzera e due campionati. Annate bellissime, condite anche da interessanti avventure nelle coppe europee.
Ho potuto fare una grande esperi enza in una pallacanestro di livello ben superiore a quello svizzero.


A Friborgo, società abituata a vincere, non c’è pressione?
L’Elfic può contare su un team di buon livello e la nostra mentalità è sempre al top, non importa contro chi si gioca. Sappiamo di essere la squadra da battere, è normale. Ma non abbiamo nessun tipo di stress… Eppoi, come ho detto, a Friborgo si vive bene. Aggiungo inoltre che nel basket femminile gli stipendi non sono come quelli dell’hockey o del calcio, ma ti danno l’essenziale per vivere e per lavorare nelle migliori condizioni ed in strutture sicuramente all’avanguardia.


Lei fa anche parte della Nazionale, che però stenta a trovare un posto sicuro tra le “elette” europee.
Da una quindicina di anni sono nei quadri nazionali, nella selezione maggiore sono inserita da circa cinque stagioni ed ho iniziato quando alla guida c’era Tomic. Non direi proprio che il team rossocrociato stenti a decollare, anti: sono stati compiuti dei passi avanti vincendo alcune partite – due contro l’Estonia – che ci hanno fatto capire che siamo sulla buona strada per emergere. Inoltre la nostra selezione è molto giovane e quindi necessita un po’ di tempo per assimilare le tattiche dello staff tecnico. Ci sono comunque delle giocatrici del 2001 e del 2002 che promettono molto.


Il campionato svizzero tuttavia, tranne qualche eccezione come la vostra, resta sempre un po’ povero di idee e anche di squadre.
In questo senso è un peccato. Bisogna far sì che le ragazze, anche quelle più giovani, trovino nuovi stimoli. Occorre lavorare alla base, a tutti i livelli, anche quelli federativi per cambiare questa situazione.


A livello ticinese come stiamo?
Non conosco perfettamente la situazione, so che Bellinzona e Riva si stanno ricostruendo in Lega Nazionale B e ci sono delle ragazze – anche nelle U16 – che promettono bene.


Dicevamo sopra di suo fratello Michael, al quale è molto legata. Vi sentite e vi scambiate anche dei consigli?
Certamente, ci confidiamo su molte cose e quando possiamo ci seguiamo a vicenda.


Abbiamo saputo che lei ha ricevuto anche delle offerte per giocare all’estero, è vero?
Sì, ho un agente che si sta occupando di questo. Non escludo nulla sul mio futuro, ci sono dei contatti sin dall’anno scorso, vediamo. Lasciamo passare questo tempo e, soprattutto, il Covid-19, poi valuteremo con calma. Per me sarebbe una grande opportunità per compiere un altro grande salto di qualità.


Un sogno nel cassetto?
Di andare all’estero, magari in Francia dove si disputa il miglior campionato del continente.

GIANNI MARCHETTI

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