Sport, 19 aprile 2021

“Il focus è sugli Europei. Giochi ancora lontani”

Il ticinese Noè Ponti parla della stagione in corso e dei suoi obiettivi principali

Noè Ponti: questo per lei è un gran momento. 4 titoli nazionali, e dei buoni tempi personali. Siamo ad aprile, la stagione è lunga. Non teme di aver raggiunto la forma troppo presto?
Sono abbastanza tranquillo in proposito. Sono arrivato ai campionati svizzeri senza una preparazione specifica e senza cambiare il ritmo e le modalità degli allenamenti che sono programmati in funzione dei campionati europei di metà maggio. Anche la scelta del numero e della tipologia delle gare, per esempio la decisione di nuotare gli 800 metri stile libero (gara per me inusuale) il giorno prima della 100 delfino, era finalizzata a mantenere il focus sulla preparazione e sugli obiettivi stagionali, piuttosto che sui risultati immediati. Sebbene stessi bene fisicamente e mentalmente, ai campionati svizzeri non sono giunto nel pieno della forma e le mie prestazioni lo testimoniano.


Insomma: soddisfatto…
Diciamo che posso essere soddisfatto dei tempi nuotati a Uster, che soprattutto per la 100 delfino sono stati addirittura migliori diquanto ci si potesse aspettare, ma sono perfettamente cosciente che per Budapest l’obiettivo è quello di migliorare i miei tempi personali, per essere ancora più competitivo nei confronti dei miei forti avversari.


Il tutto in un contesto non certamente facile come quello della pandemia.
Lo scorso anno, all’inizio della pandemia, durante i due mesi senza potermi allenare in acqua, fino a metà maggio 2020, abbiamo cercato di curare l’allenamento a secco a casa acquistando anche alcuni attrezzi. Alla ripresa dell’attività in piscina, abbiamo tirato dritto sino a fine luglio senza pause, aumentando gradualmente i carichi e sempre curando anche l’attività a secco. Riprendere il feeling con l’acqua ha richiesto alcune settimane, ma poi le sensazioni sono progressivamente migliorate. Da un certo punto di vista, ho potuto allenarmi per un lungo periodo senza interruzioni dovute a viaggi all’estero per partecipare a meeting; dall’altro, devo dire che le competizioni mi sono molto mancate. Dopo una decina di giorni di pausa a inizio agosto, abbiamo ripreso la preparazione che ci ha portati alla gara di Rotterdam a inizio dicembre, passando per i campionati svizzeri in vasca corta, ai quali ho partecipato senza diminuire il carico degli allenamenti. Diciamo che è stato difficile soprattutto mentalmente, ma i risultati ottenuti hanno dimostrato che abbiamo saputo mettere a frutto anche le opportunità offerte dalla lunga pausa dalle competizioni.


Durante questo particolare periodo, lei e Ajla del Ponte siete diventati gli atleti simbolo del nostro Cantone. Cosa ne pensa?
Vivo questa situazione con molto piacere, ma senza montarmi troppo la testa. Penso che se io, come Ajla, riusciremo a confermarci ad alti livelli, oltre a prenderci delle soddisfazioni personali, potremo in un qualche modo portare un piccolo beneficio a livello cantonale agli sport che rappresentiamo e, più in generale, agli sport cosiddetti minori, che in effetti minori non sono: penso infatti che dovrebbero avere pari dignità e riscuotere la stessa considerazione degli sport come per esempio il calcio e l’hockey.


In Ticino non si vive solo di calcio e hockey, sembra che i mass media si accorgano di voi solo quando fate risultati… 
È vero che alcuni
mass media a volte si dimenticano degli sportivi che nonpraticano gli sport più ricchi: questo è soprattutto un peccato per tutti gli altri sport, più che per me. Personalmente vivo comunque bene il mio rapporto con i media e non ho l’ansia di dovere apparire per forza. Anche nell’uso dei social cerco di non esagerare a postare troppi messaggi e immagini.


Conosce Ajla? Che cosa vi accomuna sportivamente parlando?
Conosco Ajla per averla incontrata in alcune occasioni legate a eventi di Aiutosport Ticino o a interviste televisive. Credo che ci accumuni il fatto che pratichiamo degli sport individuali, dove però la squadra e la collaborazione fra atleti ha molta importanza, e la costanza e la determinazione con cui perseguiamo i nostri obiettivi e affrontiamo gli allenamenti e le competizioni.


Il nuoto ticinese e svizzero sta andando bene. Qual è il segreto di questo successo?
In una realtà piccola come la nostra penso che un momento come quello che stiamo vivendo nel nuoto svizzero dipenda certamente dal lavoro che i club e la Federazione svizzera hanno svolto in questi ultimi anni, ma anche, è inevitabile, alla fortuna di avere contemporaneamente sul territorio diversi talenti racchiusi in poche annate. Naturalmente, la fortuna da sola non basta e il lavoro che è stato fatto ha avuto un ruolo fondamentale.


Nel nostro cantone non c’è solo Noè Ponti ma altri nuotatori che fanno risultati. Significa che a livello giovanile si lavora bene.
Credo che le squadre di nuoto in Ticino abbiano allenatori competenti che non hanno nulla da invidiare al resto della Svizzera. Questo porta ciclicamente ad avere diversi giovani nuotatori che raggiungono buoni risultati, almeno a livello nazionale. Purtroppo, però, in Ticino c’è una preoccupante scarsità di piscine pubbliche che possano ospitare il nuoto agonistico, sia per gli allenamenti, sia soprattutto per le competizioni, e le poche esistenti hanno una disponibilità limitata; questo è un problema sempre più preoccupante. Diverse società sono in difficoltà per questa situazione e il periodo di pandemia non ha fatto che accentuare questa carenza di strutture. Speriamo che si possa fare qualcosa in questo senso, per salvaguardare il movimento natatorio ticinese che finora si è dimostrato di qualità.


Parliamo del suo futuro: le Olimpiadi, per esempio.
Prima di pensare nei dettagli agli obiettivi riferiti alle Olimpiadi, preferisco concentrarmi sui campionati europei che si svolgeranno a Budapest dal 17 al 23 maggio, per i quali punto a raggiungere una finale. Poi, una volta in finale, cercherò di migliorarmi ancora per poter competere alla pari con i miei avversari, senza sottovalutare il fatto che in acqua ci saranno diversi campioni. Diciamo che sono consapevole delle difficoltà, ma anche delle mie possibilità: il mio posizionamento nel ranking internazionale per la stagione 20-21 (in particolare nei 100 metri delfino) resta un dato oggettivo, che non deve però distrarmi dal lavoro che c’è ancora da fare. Per Tokyo, aggiusteremo gli obiettivi a dipendenza dei risultati di Budapest: l’auspicio è comunque quello di raggiungere una finale anche in Giappone.

A.M.

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