Sport, 12 aprile 2021

“Il Lugano può sorprendere. Ambrì, stranieri sotto tono”

Chiacchierata hockeistica d’attualità con l’ex tecnico e opinionista TV Roberto Mazzetti

LUGANO - Roberto Mazzetti, ex allenatore di hockey, opinionista televisivo e professore di matematica, segue sempre con attenzione le vicende del nostro campionato. Per questo motivo nei giorni scorsi lo abbiamo sentito per commentare la regular season delle squadre ticinesi. Gettando naturalmente uno sguardosugli imminenti playoff.


Roberto: un giudizio sul Lugano
Solo nel 2014/2015 con Patrick Fischer alla guida ebbe una media punti a partita superiore rispetto a quest’anno: 1,86 a 1,80. Dunque, i numeri confermano l’ottima stagione della compagine di Serge Pelletier. Questo successo, che dovrà essere confermato nei playoff, è stato generato da diverse situazioni, a cominciare dalla professionalità di Pelletier, del suo staff e di tutti i giocatori che sono riusciti a raggiungere un eccezionale secondo posto. Da non scordare poi le accelerazioni di Tim Heed, uno dei giocatori più utilizzati della lega con 25 minuti e 41 secondi di media a partita, le eccellenti prestazioni di Schlegel, che sui 1269 tiri ricevuti ne ha fermati ben 1177, e la rosa profonda, che ha permesso all’allenatore di sopperire alle mancanze dovute a varie contingenze. 


Però ci sono stati ancora troppi momenti di 'amnesia'. Dovuti a che cosa secondo lei? 
L’ultimo anno non è stato facile per nessuno dal punto di vista umano; di conseguenza per lo sport, che è una delle sue espressioni, era impossibile sperare in una costanza di rendimento; in qualsiasi competizione mondiale si sono avute in diversi sport sorprese eclatanti. Personalmente sono stato ben impressionato dal livello e dal ritmo raggiunto durante alcune partite, che spero di rivedere nei play-off. 


Capitolo stranieri: possiamo dire che il pacchetto Arcobello-Boedker-Lajunen-Heed sia il più forte dal 2006 ad oggi?
Un confronto è sempre difficile, ma sicuramente Arcobello si è confermato sia per la sua produttività che per la leadership all’interno del gruppo; Tim Heed è un difensore creativo, diverso da Nummelin, e nei momenti cruciali è riuscito a rispondere positivamente alle sollecitazioni proposte da Pelletier e alle aspettative di dirigenti e tifosi. Boedker, con un ottimo curriculum, ha manifestato eccellenti abilità tecniche che solo le difficoltà d’ambientamento non gli hanno permesso di mettere in mostra subito. Lajunen, dopo la sua convalescenza, è rientrato dando un solido apporto sia agli ingaggi che al gioco difensivo, anche se questo compito reputo che non sia d’affibbiare ad un giocatore proveniente dall’estero. Guardando agli stranieri delle altre compagini, mi sembra che quelli del Lugano per produttività si possano considerare inferiori solo a quelli del Ginevra. 


Le scelte di Domenichelli sono state convincenti e per ora vincenti. È d'accordo? 
Dei nuovi acquisti mi ha impressionato Raphael Herburger che, malgrado l’età e lo statuto di giocatore assimilato, ha dimostrato d’essersi inserito nel gruppo e di saper svolgere con dedizione i compiti affidatigli da Pelletier, ottenendo un buon bottino e ritagliandosi un bella posizione nella gerarchia della squadra. Ma in generale Hnat ha lavorato bene.


Tuttavia il contratto di Pelletier non è ancora stato rinnovato. 
Non sappiamo a che punto siano i pourparler tra l’allenatore e la società, personalmente mi chiedo chi fra i dirigenti non sia d’accordo sull’operato di Serge e di proseguire la collaborazione; l’allenatore ha raggiunto ampiamente gli obbiettivi sportivi! L’unico eventuale appunto che gli si può muovere é lo scarso sviluppo dei giovani, ma probabilmente con le voci che giravano ha cercato di puntare maggiormente sul raggiungimento d’un buon posto
in classifica. Sono comunque rimasto basito dall’uscita di Domenichelli sui contatti con Cris McSorley, un personaggio che, per diversi motivi, non ritengo adeguato all’ambiente e poi visto il progetto Sierre che ha in ballo con degli investitori, mi chiedo come possa essere concentrato al 100% sulla sua attività a Lugano. Staremo a vedere. 


Veniamo all’Ambrì Piotta,escluso dai pre-playoff. Luca Cereda si è spesso rifugiato nella retorica per giustificare la peggior stagione della sua gestione. 
Luca è abbastanza intelligente per gestire le relazioni pubbliche in funzione dell’obiettivo societario; conosce la situazione in ogni dettaglio e sa benissimo che non può sparare sulla Croce Rossa, non può lamentarsi con il CdA per i giocatori che ha a disposizione e non può rimproverare i propri atleti, dei quali conosce esattamente i limiti. Dunque non aveva via di scampo; l’hockey che cerca di proporre è di qualità ed è apprezzato dall’intera lega, ma ha un prezzo non indifferente: devi avere giocatori di qualità con un fisico “bestiale”. Sicuramente avrà tratto degli insegnamenti anche da questa particolarissima stagione.


Come valuta la stagione leventinese?
Dal punto di vista sportivo chiaramente l’Ambrì Piotta non raggiunto gli obiettivi, manca sempre qualcosa che faccia la differenza e onestamente penso che, viste le reti subite, una maggior qualità nel reparto difensivo in prospettiva ci voglia. Gli stranieri, dai quali storicamente la squadra dipende, non hanno dato l’apporto sperato e gli infortuni hanno ampliato ledifficoltà offensive dei biancoblu. Hanno proposto un hockey molto aggressivo ma troppo dispendioso e poco concreto. 


Ora si apre una nuova era (vedi pista) e ci saranno innesti importanti. 
Una sfida interessante, sperando che la situazione pandemica si sblocchi per il meglio e permetta a tutti di procedere secondo i piani previsti. Molte posizioni chiave sono occupate, si tratta, se si vuol compiere il salto di qualità che l’infrastruttura richiede, d’inserire i tasselli corrispondenti. Pestoni e Bürgler potrebbero essere tali ma probabilmente non bastano.


Fondamentale saranno gli stranieri.
Gli stranieri sono il perno attorno al quale Luca Cereda e il suo staff dovranno far girare il resto della squadra: non sarà un problema di facile soluzione. Perlini e Nättinen potrebbero essere il punto di partenza, anche se sicuramente ci vorrebbe un roccioso difensore.


Il tipo di gioco di Cereda alla lunga è pagante? E i giovani?
Il gioco proposto da Luca e apprezzato da tutta la Lega e dal pubblico, da la possibilità ai talenti d’esprimere la propria creatività, di prendere responsabilità e di crescere; il rovescio della medaglia è che è dispendioso e costa in infortuni. I giovani? Come per il Lugano m’aspettavo qualche volto nuovo in più inserito con una maggior regolarità, ma anche qui come per i bianconeri, la voglia di raggiungere un traguardo sportivo ha bloccato i buoni propositi. 


Infine: chi vincerà ìl campionato 2020/2021? 
Lo Zugo è favoritissimo ma lasciamoci sorprendere. Possibile outsider è il Servette, che ha in Patrick Emond un ottimo allenatore: ha saputo dare continuità ad un lavoro in profondità. Dopo aver conquistato il titolo con gli Juniori Élite potrebbe ripetersi. Poche possibilità le concedo alle altre grandi Zurigo e Berna. I bianconeri? Lasciamoci stupire, dico comunque che se Schlegel dovesse confermarsi a questi livelli, tutto è possibile.

MAURO ANTONINI

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