Una volta consegnata alle pagine dei libri di storia l’epoca del coronavirus, rimarrà il tema di quale futuro vorremo dare alla nostra città ed ai nostri figli.
Io, nel mio piccolo, una chiara idea me la sono fatta: Lugano deve tornare a pensare in grande, a guardare al futuro con fiducia. Ora più che mai, Lugano deve diventare una città dinamica, un polmone economico per tutto il Ticino capace di attirare a sé persone, capitali ed interessi dai quattro angoli del globo.
Proprio adesso che si parla di vaccinazioni e di riaperture è ora di guardare avanti, tirarsi su le maniche e, con determinazione, tanta determinazione, rimettere in moto la locomotiva luganese. Un primo passo è stato fatto con il progetto del Polo Sportivo. Ne servono altri ed in tempi rapidi. Dovremmo ricominciare dal recupero dei cantieri abbandonati e mai completati, che deturpano il tessuto cittadino. E ancora dal rilancio del turismo (fondamentale, non mi stanchero’ mai di dirlo), passando per gli investimenti su grandi eventi e pubblicità (l’anima del commercio), allo scopo di far conoscere Lugano quale luogo di divertimento e di vacanza di incredibile bellezza. Ma servono anche sostegni mirati ai piccoli commercianti - soprattutto professionisti ed artigiani che vanno sostenuti ed accompagnati per rimettersi in piedi dopo la pandemia - e un ampliamento delle misure di protezione sociale a favore delle fasce più deboli della popolazione, indirizzati, specialmente, verso chi ha perso il lavoro durante la pandemia. Non va trascurato un aspetto fondamentale: Lugano è grande solo se è davvero di tutti.
Dobbiamo aspirare alla costruzione di un modello di sviluppo diffuso ed integrato, creando le condizioni economiche e sociali migliori possibili per favorire, da un lato, l’aumento della popolazione e, dall’altro, l’apertura di nuove attività economiche sul territorio comunale.
Non ci illudiamo,