Nel luglio scorso l’uomo – un 60enne operaio comunale di origini calabresi – era stato prelevato all’alba dalla sua abitazione nel Luganese, nell’ambito di una vasta operazione antimafia tra Svizzera e Italia. Erano stati sequestrati diversi oggetti, tra cui cellulari e computer, ed era pure stata perquisita la sua casa in Calabria. Ma non erano state imposte misure limitative alla sua libertà.
Allora il Municipio di Grancia, datore di lavoro del 60enne, aveva ritenuto non ci fossero i motivi per sospenderlo.
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Ci aveva visto giusto, dato che la posizione dell’operaio comunale è stata nel frattempo stralciata dagli atti. Come riferisce La Regione, l’uomo non figura tra i 147 imputati che dovranno comparire in aprile davanti al gup distrettuale di Lamezia Terme.
“Rocco Anello è un carissimo amico, non posso negarlo – aveva dichiarato l’uomo alla Regione poco dopo il suo fermo – ma nego qualsiasi legame con la ‘ndrangheta”.
L’inchiesta gli ha dato ragione. È stata pure stralciata la posizione del cugino del 60enne, un 53enne residente nel canton Argovia. Sono invece stati rinviati a giudizio altri quattro calabresi residenti in Svizzera.
“Rocco Anello è un carissimo amico, non posso negarlo – aveva dichiarato l’uomo alla Regione poco dopo il suo fermo – ma nego qualsiasi legame con la ‘ndrangheta”.
L’inchiesta gli ha dato ragione. È stata pure stralciata la posizione del cugino del 60enne, un 53enne residente nel canton Argovia. Sono invece stati rinviati a giudizio altri quattro calabresi residenti in Svizzera.
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