Svizzera, 28 dicembre 2020

Respinto l’asilante che dice di amare la Svizzera

È stato confermato il rinvio in Italia di un cittadino senegalese che sostiene di amare la Svizzera. Sia i funzionari della SEM sia, su ricorso, i giudici del TAF hanno ritenuto che il suo presunto amore per il nostro Paese non sia motivo sufficiente per concedergli l’asilo politico.

L’uomo, come si evince da una sentenza del TAF pubblicata questa settimana, era arrivato a Chiasso lo scorso 10 ottobre e aveva presentato una domanda d’asilo. Le verifiche della SEM avevano permesso di appurare che l’uomo aveva già presentato una domanda d’asilo nel 2017 in Italia. Ma lui aveva “affermato di non voler tornare in Italia in quanto amerebbe la Svizzera”.  

L’accordo di Dublino prevede la possibilità di rinviare i richiedenti l’asilo nel primo paese in cui
hanno presentato una domanda, a meno che questo paese non abbia violato i loro diritti fondamentali. Il cittadino senegalese sosteneva di essere stato vittima di ingiustizie in Italia.

Durante l’audizione ha accusato le autorità italiane di “non aver registrato correttamente la sua data di nascita”, ha sostenuto che “la questura di Bari non avrebbe saputo aiutarlo”, che egli “avrebbe dovuto vivere per strada per alcuni mesi” e che in linea generale avrebbe voluto restare in Svizzera, Paese che amerebbe.

Ma anche i giudici del TAF hanno negato l’esistenza di “carenze sistemiche” nel sistema d’asilo in Italia, confermando così il trasferimento del cittadino senegalese, che prima dovrà saldare le spese giudiziarie di 750 franchi.

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