Non sono soltanto i cittadini ticinesi che non riescono a trovare lavoro nel nostro cantone a causa dei frontalieri (e di chi li assume). No, ci sono anche altri confederati che hanno provato a sistemarsi a Sud del Gottardo ma cozzano regolarmente contro potenziali datori di lavoro che privilegiano chi viene da oltre frontiera. Una storia vecchia, trita e ritrita, che infastidisce le coscienze della gente comune, che non ne può più di questi soprusi legali. E lo stato che fa? Permette ai privati di assumere chi vuole. Ci viene in mente la storia recentemente raccontataci da una signora di Arbedo- Castione il cui figlio è stato licenziato da una ditta locale perché non c’era lavoro… Tutte balle, perché invece tempo dopo ha ingaggiato un lavoratore straniero (che costava meno ed era ligio ai doveri e ai dettami di un padrone scaltro e poco osservante delle regole). Oggi, tornando in argomento, parliamo di un giovane ponteggiatore bernese che per ragioni di cuore alcuni anni fa si è trasferito a Lugano pieno di speranza per un futuro migliore. Il suo progetto era quello di trovare un posto di lavoro e formarsi una famiglia e magari avere dei figli. Sentiamolo.
“Mi chiamo Damian, ho 29 anni e provengo dalla Capitale, città alla quale sono sempre legato ma che alla fine non soddisfaceva le mie esigenze. Il Ticino è bello, solatio, mi piace il vostro cibo e la gente è aperta e cordiale. In più ho trovato una ragazza del posto, per cui ho preso due piccioni con una fava, come si suol dire. Alla fine, dopo aver contattato delle ditte ticinesi, mi sono presentato per il colloquio”.
Damian a questo punto si incupisce: “Il mio sogno in realtà si è trasformato nel peggiore degli incubi. Malgrado io parli quattro lingue (italiano correttamente, inglese, tedesco e francese) non sono stato in grado di strappare un contratto