E’ ora che i vicini a sud comincino a tirarsi assieme. Perché ne abbiamo piene le scuffie delle sparate contro il Ticino da parte di politicanti d’oltreramina in fregola di visibilità mediatica. Così come ne abbiamo piene le scuffie dei giornalai tricolore che spalano palta sulla Svizzera tanto per fomentare la polemichetta. Dimenticandosi di quanti cittadini italiani hanno la pagnotta sul tavolo grazie al Ticino.
In settimana abbiamo avuto ben due esempi di tale andazzo. Oltretutto a distanza di solo un giorno l’uno dall’altro.
Episodio numero 1
Nel fuori onda di un’intervista trasmessa mercoledì su Teleticino, il presidente del governicchio cantonale Norman Gobbi ha detto qualcosa come “chiedi agli italiani… che c***o me ne frega a me”. Forse non proprio parole da pronunciare ad un ricevimento a Buckingham Palace, ma niente di scandaloso. Senonché la frase è stata immediatamente storpiata in “ Degli italiani che c***o me ne frega a me”.
A questo punto, al di là del valico, il politicante $inistrato di turno non poteva (non poteva proprio?) astenersi dal cogliere la palla al balzo. Obiettivo: mettersi in mostra sui media e spacciarsi per paladino dei frontalieri.
Nel caso concreto, ad essersi prodotto nell’esercizio è tale consigliere regionale PD Samuele Astuti (Samuele chi?). Costui si agita, pretende scuse e sciorina la consueta fregnaccia dei “frontalieri indispensabili per il Ticino”. Uhhh, che pagüüüraaa!
E naturalmente alle nostre latitudini la stampa di regime dà spazio. Così l’ego si gonfia.
Poco astuti
Altro che pretendere scuse! Il poco “astuto” compagno PD Farebbe meglio a cominciare a ringraziare il Ticino.
Senza il Ticino tanti suoi concittadini non avrebbero la pagnotta sul tavolo. Invece, grazie al nostro Cantone, non solo hanno un lavoro, ma guadagnano più di quanto guadagnerebbero in patria. E pagano meno tasse (i frontalieri sono notoriamente dei privilegiati fiscali, ed il prezzo di questo privilegio lo pagano gli italiani che lavorano in Italia: stranamente a tal proposito i politicanti del Belpaese non hanno mai nulla da dire).
Sempre grazie al Ticino, i comuni di provenienza dei frontalieri incassano i pingui ristorni. Sarebbe ora (eufemismo) che la pacchia finisse. Che si bloccassero i ristorni e soprattutto che si applicasse la preferenza indigena.
Giustamente il presidente del Consiglio di Stato ticinese deve pensare ai ticinesi e non agli italiani. Ci mancherebbe che così non fosse!
E sempre il compagnuzzo italico, invece di pretendere scuse, cominci lui a scusarsi per i troppi frontalieri che sputano nel piatto dove mangiano: ad esempio infesciando i social di improperi come “Ticino