Sport, 26 ottobre 2020

L’ex Arno Rossini analizza la situazione in casa ACB

“I dirigenti hanno fatto tanto ma la struttura va resa maggiormente professionale”

BELLINZONA - Arno Rossini è granata DOC. Dopo aver seguito tutta la trafila nel settore giovanile, nel 1976 è approdato in prima squadra (“ Mi promosse Louis Maurer”) e quattro anni dopo con Milovan Beljin alla guida tecnica ha ottenuto il suo più bel successo di carriera: “Promossi in LNA senza perdere una partita, era la famosa squadra dei maestri” afferma l’uomo di Monte Carasso. Dopo aver appeso le scarpette al fatidico chiodo, Arno – che da giocatore ha vestito solo la maglia granata – ha iniziato il suo percorso di allenatore a Locarno (per tre stagioni) e poi nel 2014, dopo il fallimento Giulini, è stato chiamato nella Capitale per rifondare la squadra. Ma l’avventura è finita malamente.

“Eravamo in Seconda Regionale. Obiettivo la risalita, immediata, verso lidi migliori. Per me non andò bene perché all’inizio del girone di ritorno la dirigenza mi lasciò a casa. Mi dissero che ero troppo professionale. Mah…”. 

Poco male, perché poi ha lavorato a Sion al fianco di Gennaro Gattuso. 
“E dopo quell’esperienza mi è arrivata la chiamata di Vlado Petkovic per fargli da osservatore”. 

Adesso Arno va in giro per la Svizzera a vedere le partite.
“Anche se con questo coronarivus risulta sempre più difficile”. 

Ma non solo: ogni tanto è seduto in tribuna al Comunale, il Bellinzona gli è rimasto dentro il cuore. Ed è proprio con lui che abbiamo cercato di analizzare la situazione dei granata, che ad inizio stagione nutrivano ambizioni ma ora, purtroppo, si trovano nella seconda parte della classifica.

Arno: da dove partiamo?
Da una situazione complicata. Da un club che ha bisogno di rinnovarsi e di darsi una struttura professionale se vuole davvero ambire a risalire almeno in Challenge League. Per altro non getterei la croce addosso ai dirigenti: nel 2014 hanno ripreso una società alla deriva e l’hanno riportata in quattro anni in Prima Promotion, un traguardo che non era affatto scontato. Sono stati bravi e lo
dice uno che è stato messo alla porta proprio da loro. Arrivati nella categoria attuale, non c’è però stato l’ultimo definitivo salto di qualità. L’ACB di oggi è una società che ha bisogno di idee nuove. Se i fondi sono difficili da
reperire, non resta che la via della progettualità a medio-lungo termine.

Dunque?
I dirigenti devono operare scelte importanti, scelte che implicano anche soluzioni magari dolorose. I senatori, tanto per fare un esempio: ha ancora senso basarsi su di loro? Hanno condizionato lo spogliatoio e i risultati si sono visti. Il licenziamento di Jemmi è figlio di questa situazione: mi sbaglierò ma il club non è stato solidale con lui.. Poi lui avrà commesso degli errori. Di certo Valerio ci tiene al Bellinzona, per il quale ha lavorato per molti anni.

E le sbandierate ambizioni?
È difficile avere ambizioni se metà dei giocatori lavora durante la giornata e alla sera deve allenarsi. Per un allenatore non è il massimo.

Ma con pochi soldi a disposizione non si può fare altrimenti… 
Non conosco la situazione finanziaria del club. Non entro nel merito. Ma a volte, ripeto, con le idee si più supplire alla mancanza di fondi. E poi dico una cosa: bisogna trovare sinergie, guardarsi attorno, andare sui campi del calcio regionale a vedere se ci sono giocatori interessanti. Facile da dirsi? Credo si debba migliorare molto su questo aspetto.

Via Jemmi è arrivato Morandi
Il valore e le conoscenze di Davide non sono messe in discussione. Bisogna vedere se è motivato a dovere e come si pone con la dirigenza e i giocatori. Quest’aspetto è fondamentale. Mi aspetto comunque una rinascita, già dalle prossime giornate. Sempre che il coronavirus blocchi tutto.

A proposito di dirigenza: che ne pensa del partenariato con Bentancur?
Pablo è uno che conosce bene il calcio. Lo mastica dalla mattina alla sera. I dirigenti dovrebbero considerarlo un valore aggiunto. Poi può non piacere ma questo è un altro discorso. Di più non posso dire: non so il tipo di accordo che hanno fatto le due parti.

Intanto la tifoseria mormora...
La piazza bellinzonese è la migliore del calcio ticinese. Partecipa, soffre e discute. E il tifoso va allo stadio anche se ha due gambe rotte. Per questo motivo che la società deve tenersi buona la gente granata. Se non ci sarà una inversione di tendenza, beh, allora si rischia di vedere un Comunale vuoto. Bisogna agire presto, con un progetto che possa calzare a pennello con la realtà calcistica. Se poi dovessero arrivare uno o più finanziatori, tanto meglio.

MDD

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