Al campo, avverte, si deve andare con la mascherina, alla buvette ci si può solo fermare per bere una bibita velocemente e poi allontanarsi per evitare assembramenti.
“No, questo non è il calcio che ho imparato a conoscere ed apprezzare” ricorda Tiraboschi. Ma non solo: nella lettera
si sofferma sul fatto che “non siamo professionisti, siamo persone che dal lunedì al venerdì si recano al lavoro, che vanno a trovare i propri cari e vanno a fare la spesa con tutta la famiglia, gente che la domenica va dalla mamma, dalla nonna o dal nonno a mangiare. Dico basta: stiamo mettendo in pericolo le nostre vite e le vite dei nostri cari e dei nostri amici. E dei nostri tifosi. Tutto questo per cosa?Per giocare in Terza o Quarta Lega?".
E aggiunge pure che “qualcuno potrebbe rischiare di perdere il lavoro, per cosa? Nel nostro calcio non ci sono professionisti, non c’è la Champions League da vincere. C’è la passione e il divertimento. E questo adesso non c’è più”.
Chiaro, cari membri della Federazione ticinese di calcio e dell’ASF? Il Maroggia e il suo vice presidente meritano un applauso. Tiraboschi, da noi raggiunto telefonicamente, chiude così: “Ho già sentito alcuni dirigenti di altri club: sono tutti d’accordo. Speriamo che loro e altri ci seguano”.
E aggiunge pure che “qualcuno potrebbe rischiare di perdere il lavoro, per cosa? Nel nostro calcio non ci sono professionisti, non c’è la Champions League da vincere. C’è la passione e il divertimento. E questo adesso non c’è più”.
Chiaro, cari membri della Federazione ticinese di calcio e dell’ASF? Il Maroggia e il suo vice presidente meritano un applauso. Tiraboschi, da noi raggiunto telefonicamente, chiude così: “Ho già sentito alcuni dirigenti di altri club: sono tutti d’accordo. Speriamo che loro e altri ci seguano”.