Mondo, 15 ottobre 2020
Delle email compromettenti mettono nei guai Joe Biden
Un nuovo scandalo di email compromettenti rischia di sconvolgere le elezioni americane a poche settimane dal voto del 3 novembre, com'era già successo alla precedente candidata democratica Hillary Clinton quattro anni fa.
Questa volta le accuse coinvolgono il candidato Joe Biden e il suo figlio Hunter, già in passato accusati dallo stesso presidente Trump di corruzione, accuse che gli valsero poi l'impeachment da parte dei democratici lo scorso gennaio. Secondo un articolo pubblicato dal New York Post mercoledì, Hunter presentò il padre Joe ad un alto dirigente di Burisma, la società energetica ucraina in cui lavorava, prima che l’allora vicepresidente degli Usa facesse pressioni sui funzionari del governo di Kiev perchè scaricassero un procuratore che stava indagando su Burisma.
L’incontro, mai rivelato prima d’ora, secondo la testata americana sarebbe menzionato in un messaggio che un membro del board di Burisma, Vadym Pozharskyi, avrebbe inviato a Hunter il 17 aprile 2015, circa un anno dopo che quest'ultimo era entrato nel consiglio con una remunerazione pari a 50'000 dollari al mese.
“Caro Hunter, grazie per avermi invitato a DC e per avermi dato l’opportunità di incontrare tuo padre e di aver passato un po’ di tempo insieme. È un onore e un piacere”, si legge nella scottante e-mail.
Un precedente messaggio del maggio 2014, sempre riportato dal Nyp, mostra che Pozharskyi (dirigente numero tre di Burisma), chiede a Hunter “consigli su come puoi usare la tua influenza” per conto dell’azienda. La corrispondenza contraddirebbe l’affermazione
del candidato democratico alla Casa Bianca di non aver mai parlato con suo figlio dei suoi affari all’estero, e fa parte dei dati recuperati da un computer portatile consegnato ad un centro riparazioni in Delaware, lo stato di Biden, nell’aprile 2019.
Oltre alle email compromettenti riguardo alle attività all'estero del figlio di Biden, nel computer di Hunter si troverebbe anche un video che sembra mostrare Hunter fumare crack mentre compie un atto sessuale con una donna non ancora identificata.
Nel frattempo, la commissione del Senato per la sicurezza interna e gli affari governativi ha confermato che sta indagano sui documenti resi pubblici dal New York Post. In particolare che sta lavorando con il riparatore, la cui identità è stata confermata dalla testata americana, per verificare l'attendibilità dei documenti provenienti dal disco rigido.
Le rivelazioni esplosive del New York Post hanno colpito in pieno gli Stati Uniti a poche settimane dalle elezioni, con i repubblicani che la ritengono la dimostrazione della veridicità delle accuse di Trump verso Biden e suo figlio mentre i pochi democratici che si sono espressi minimizzano o negano l'accaduto. La stessa campagna di Biden, tramite un portavoce, nega che il contenuto delle email sia veritiero.
Da notare infine che, poco dopo la pubblicazione dell'articolo, i due giganti dei social media Facebook e Twitter hanno limitato o vietato la diffusione dell'articolo mettendo a loro volta in dubbio la sua veridicità. Un atto che i repubblicani, ma non solo, hanno tacciato di censura e di interferenza nelle elezioni.