Ticino, 06 ottobre 2020

"Magistrati, la Lega ha ragione: ci vuole l’elezione popolare"

*Dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri

Distinguere la Magistratura ticinese da un circo equestre diventa sempre più difficile.
 

Come sappiamo, ben cinque procuratori pubblici su 21, in vista del rinnovo delle cariche per il decennio (!) 2021 - 2030, hanno rimediato una stroncatura da parte del Consiglio della magistratura. Inadatti al ruolo. Senza prospettive di miglioramento. I giudizi sono senza appello.
 

Considerando che tra i bocciati ci sono PP in carica da svariati anni, una qualche domandina nasce spontanea. Vuoi vedere che il tanto decantato potenziamento del Ministero pubblico si rende necessario perché i magistrati in funzione non sono in grado di svolgere il proprio lavoro (peraltro pagato profumatamente) e quindi… urge rattoppare? In altre parole: vuoi vedere che il problema non è di quantità, ma di qualità?
 

E come mai non solo l’attuale Procuratore generale (PG)Andrea Pagani, PLR, in carica da relativamente poco tempo (è stato nominato PG nel febbraio del 2018 dal Gran Consiglio a seguito dell’ennesima pantomima parlamentare con inciucio multiplo) ma nemmeno il di lui predecessore, kompagno John Noseda, si è accorto di nulla?
 

Il messaggino galeotto

Adesso la sceneggiata, invero assai squallida e deleteria per la già traballante fiducia del cittadino nella giustizia, si arricchisce di una nuova puntata, svelata venerdì sera dal portale tio.ch.
 

Il presidente del Tribunale penale Mauro Ermani, contestualmente alle audizioni per le nomine dei procuratori pubblici, ha mandato al PG Pagani un messaggio whatsapp (uella) del seguente tenore: “ Trattamela bene, se no ricomincio a parlar male di voi”. La persona da “trattare bene” è una sua stretta collaboratrice, che ambisce alla carica di procuratore. E la cui audizione sarebbe “andata bene”. “Ricomincio a parlar male di voi” è invece un riferimento alle sbroccate di Ermani contro i PP durante i passati processi, criticate da Pagani che ha invitato il presidente del Tribunale penale a “rispettare il lavoro del Ministero pubblico”.
 

Si trattasse di un leghista…

L’imbarazzante vicenda getta ulteriore cattiva luce sulla giustizia ticinese. Naturalmente il giudice Ermani si è affrettato a dichiarare che quella contenuta nel suo messaggino era“solo

una battuta”. Ah, ecco. Da parte del presidente del Tribunale penale, non del Gigi di Viganello, una similefacezia - che, oltre a non essere granché divertente, assomiglia molto ad una pressione indebita - è a dir poco fuori posto. Se Ermani fosse leghista, dopo una “battuta” del genere sarebbe stato travolto da una shitstorm (=tempesta di cacca) tale da far sembrare l’uragano Katrina una brezza primaverile. La partitocrazia ci avrebbe messo meno di cinque minuti per salire come un sol uomo sulle barricate pretendendo “dimissioni subito”.
 

Il mercato del bestiame
 

Come sappiamo i magistrati vengono eletti dalla partitocrazia in Gran Consiglio in base alla logica del mercato delle vacche: tu dai una cadrega a me, io do una cadrega a te. A fare stato è l’etichetta politica del candidato, che deve appartenere al partito giusto (al quale sarà poi legato da eterna riconoscenza; il che torna sempre comodo, alla faccia della tanto decantata “separazione dei poteri”). Il risultato è lì da vedere.
 

Sia chiaro, il Ticino è in buona compagnia. A livello federale, il sistema di nomina dei giudici è il medesimo. I risultati pure, come dimostra la lunga serie di scandali all’interno del Ministero pubblico della Confederazione ed anche del Tribunale federale.
 


Elezione popolare

Il difetto sta nel manico. A questo punto, è evidente che il sistema di nomina dei magistrati va cambiato. E che non c’è nulla da perdere, anzi, a passare all’elezione popolare. La Lega la chiede da anni: nel 2018 ha pure depositato, assieme all’Udc, un’iniziativa parlamentare in tal senso. Essendo ormai appurato che la nomina da parte del Gran Consiglio non fornisce alcuna garanzia di qualità, tanto vale che decidano gli elettori: peggio dei soldatini della partitocrazia non potranno fare, e per lo meno i magistrati avranno una legittimazione democratica. Del resto, se il popolo sovrano è in grado di prendere decisioni determinanti per il futuro del paese, nonché di eleggere i membri del potere legislativo ed esecutivo (governo e parlamento), non si vede perché non dovrebbe essere all’altezza (?) di eleggere anche i rappresentanti del potere giudiziario. Cosa che peraltro, almeno in parte, fino al 1992 già accadeva.


*Edizione del 4.10.2020


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