Ticino, 21 settembre 2020

"Lasciata a casa dopo nemmeno un anno e mezzo, essere svizzera mi ha solo penalizzata"

Pubblichiamo di seguito la testimonianza di una ragazza recentemente licenziata che vuole condividere la sua delusione per essere lasciata a casa e la sua impressione di essere stata sempre penalizzata nel mondo del lavoro a causa della sua cittadinanza svizzera. Nome e indirizzo dell'autrice del testo sono conosciuti alla redazione.

Sono una ragazza di 30 anni, svizzera, figlia di genitori svizzeri ed ho conseguito con ottimo successo il diploma di impiegata di commercio al dettaglio (venditrice). Dopo una lunga e travagliata ricerca di un posto di lavoro, ecco aprirsi per miracolo le porte di un grande marchio svizzero. Impiego a tempo parziale, meglio di niente!

Precisa sul lavoro, puntuale, benvoluta dai colleghi e soprattutto dai clienti. Ma ecco presentarsi la ristrutturazione del budget (i media lo hanno ampiamente riportato nelle scorse settimane) e quindi dell'organico: risultato? Dopo appena un anno e mezzo di lavoro mi ritrovo di nuovo senza occupazione
e con una bella lettera di "buon'uscita"!

Stessa sorte toccata ad una mia collega di mezza età dopo 27 anni di impiego in questa ditta. Non sono al corrente della percentuale di domiciliati e stranieri lasciati a casa, ma vorrei ricordare  a questa azienda ed ai suoi dirigenti che se da una parte impiegano personale straniero, chi riempie le casse di soldini sono i domiciliati e non certo i nostri vicini oltre confine!  Ed é ancora grazie a NOI che essa é diventata il marchio riconosciuto che è oggi!

Sono profondamente delusa perché il fatto di essere svizzera finora mi ha solo penalizzata e a ben poco sono valse le votazioni sulla limitazione di personale straniero. Il prossimo 27 settembre voteremo ancora, ma sinceramente ho poche speranze che qualcosa cambierà e lo slogan " Prima i nostri" resterà solo una bella utopia, almeno qui in Ticino!!!

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