Si è aperto questa mattina il processo a carico di E.P, il giovane che nel maggio 2018 è stato arrestato per aver meditato una strage alla Commercio di Bellinzona (vedi articoli suggeriti). Oggi, davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano – presieduta dal giudice Mauro Ermani –, il giovane racconta la sua versione dei fatti. E già in mattinata sono emersi particolari inquietanti, che testimoniano come la strage fosse preparata nei minimi dettagli. Parole, ricordi di una mente oppressa dal senso di “onnipotenza”.
Il giovane – accusato di atti punibili di assassinio e omicidio plurimo – mostra calma e senso di pentimento. Si rivolge educatamente al giudice. Parla di come la passione per le armi ha condizionato la sua vita. "Mi davano – dice in aula – un senso di potere. Forse perché mi sentivo impotente".
Durante il processo si è anche cercato di scavare nel passato del 21enne. È emerso che fu licenziato dopo essere stato scoperto a rubare al lavoro. “È stata la fine di un sogno per me. Tutto si è rabbuiato in un istante”.