Ticino, 09 giugno 2020

“La gente ha ancora paura. E gli affari vanno male…”

*Dal Mattino della Domenica

Sulla strada che porta da Bellinzona verso Molinazzo c’è un ritrovo pubblico che possiamo definire all’avanguardia: un bar dalle dimensioni ampie all’interno, una terrazza molto invitante (soprattutto ora che dovrebbe arrivare l’estate) e un parcheggio capiente. C’è tutto, insomma: per un aperitivo con gli amici, una cena a base di carne o pesce, la “solita” pizza (questa è proprio napoletana…) e un personale molto disponibile e simpatico. Prima del coronavirus, il posto era molto ben frequentato, per non dire sempre pieno. Si poteva incontrare gente indigena e molti latinoamericani, protagonisti delle allegre serate a base di salsa o merengue. Per farla breve: per i cittadini bellinzonesi è decisamente una bella offerta. Poi è arrivato il Covid-19 e il proprietario, come tutti i suoi colleghi, ha dovuto abbassare la serranda.

Per Domenico, questo è il nome del nostro interlocutore, un brutto colpo, sembra banale dirlo. Per due mesi ha avuto perdite enormi e ha dovuto lasciare a casa momentaneamente il personale (un cuoco e due cameriere). “Malgrado il brutto periodo – ci ha detto al telefono – ho sempre nutrito la speranza che un giorno tutto questo sarebbe finito. E quando ho saputo che a maggio si sarebbe ripreso, di colpo ho riacquistato pace e serenità. Ed ho subito pensato a come affrontare la nuova fase: avevo un sacco di idee in testa. Ero motivatissimo, anche se consapevole che non sarebbe stato facile…”.

E infatti le cose non si sono messe per il verso giusto. “Il primo giorno è stata una festa! Incredibile…C’era parecchia gente, rispettosa naturalmente delle normative. E nel bar si sono applicate le regole dettate dal nostro governo. Avevamo rotto il ghiaccio, pensai. Dopo quasi tre mesi ero felice di vedere quelle facce che ormai da anni caratterizzano il mio locale. Mi erano mancate tantissimo. E non solo dal profilo economico ma anche da quello umano. È stato bello riaprire!”.

Purtroppo però la situazione è cambiata: dopo un primo giorno diremmo scoppiettante, il bar

si è ritrovato quasi senza clienti. Dice Domenico: “Dopo un primo giornoappunto positivo, improvvisamente il locale si è svuotato. Come se avessero fatto una… macumba. Pochi clienti al mattino, praticamente nessuno al pomeriggio e i soli noti, pochini, per le partite a carte la sera. Un disastro.

Se il primo giorno avevo incassato quasi 500 franchi, in seguito ho fatto una media di 30-40 franchi. Una miseria. Avanti così rischio di fare fallimento! Ancora non riesco a capacitarmi…”.

Secondo lei cosa è successo?

“Quello che in molti temevano: la gente ha ancora paura del virus e preferisce starsene a casa o andarsene all’aria aperta. Non troppo distante dal mio locale c’è il fiume e alla sera mi capita di vedere assembramenti di dieci o venti persone. Ma al bar non si fidano ancora, credono che il coronavirus sia in giro fra i tavoli o sia portato dai clienti o dal personale”.

Quali contro misure bisogna dunque adottare per frenare questo fenomeno?

“ Non saprei, io di natura sono uno che non insiste nelle cose. Ho parlato con alcuni clienti che si sono fermati sulla porta quasi a scusarsi. Ma non li condanno di sicuro. Anche se li ho invitati a non lasciarmi solo. Scherzi a parte: credo che in questo momento la popolazione sia talmente tempestata da notizie negative provenienti un po’ da tutto il mondo, che non si fida. I mass media fanno bene ad informare ma a volte credo che calchino un po’ troppo la mano.

Estate dunque a rischio? 

“Spero proprio di no. Contavo di recuperare parte dei soldi persi proprio nella stagione calda. Il mio locale è perfetto per questo. Devo solo sperare che la pandemia diminuisca ancora e che la gente prenda coraggio. In fondo da me tutto è rigorosamente controllato. Altrimenti con ogni probabilità mi vedrò costretto a chiudere baracca! E non vorrei proprio…”.

*Edizione del 7 giugno 2020

 

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