Sport, 16 marzo 2020

La partita per la vita. Coronavirus: lo sport si ferma

LUGANO - Dopo la seconda guerra mondiale questo è probabilmente il periodo più buio per l’umanità. Ma a differenza del grande conflitto fra nazioni che lasciò sul campo 60 milioni di morti, il male che uccide è un’entità minuscola che si insinua perfidamente nelle viscere dell’uomo e ne attacca le difese. Non fa male, è “scivoloso” e si manifesta con i sintomi normali dell’influenza. Il nostro mondo trema e qualcuno già evoca le terribili epidemie del secolo scorso. Anche per la nostra amata e inividiata Svizzera, terra del benessere, sempre lontana dai sanguinosi scenari delle guerre del secolo scorso e mai veramente colpita da calamità naturali, il colpo è durissimo: i morti e i contagi sono in aumento, e se non si adotteranno misure forti e incisive c’è il rischio che la situazione peggiori.

Anche lo sport internazionale, uno dei settori maggiormente toccati dalla pandemia, ha dovuto darsi delle regole, dolorose e sofferte finchè si vuole, ma giuste e atte a contenere il virus. Fermo il calcio, fermo l’hockey, fermo il basket, parzialmente bloccato il ciclismo (si attendono notizie per le grandi classiche del Nord) e la Formula 1, anche se si è dovuto aspettare che un meccanico della McLaren risultasse positivo ai test, per annullare il Gran Premio d’Australia che avrebbe dovuto andare in scena ieri. Lewis Hamilton non le ha mandate a dire e il suo intervento, chissà, è stato decisivo: “Tutto si ferma ma la F1 va avanti. Il re è il denaro”. 

Ma ciò
che ha lasciato basiti un po’ tutti gli addetti ai lavori è stato l’atteggiamento a dir poco sconcertante dell’UEFA, che in barba alla logica ha “subìto” le decisioni di alcune società che non volevano saperne di giocare. Stiamo parlando del Getafe e della Roma che si sono rifiutate di scendere in campo. “Decido io per l’UEFA: la mia squadra non andrà a Milano per affrontare l’Inter. Se poi vorranno squalificarci, facciano pure” ha tuonato il presidente del Getafe Angel Torres. E il fatto che Nyon tentenni ancora sulla disputa dei prossimi Europei (assolutamente da cancellare!) la dice lunga sulla filosofia di questa azienda. Il business viene prima della salute!

Ma intanto lo sport conta i feriti e si prepara a nuove misure restrittive. In questi giorni, salvo alcuni casi, in tutto il mondo sono stati annullati eventi di grande portata (anche economica e mediatica) e ciò dimostra che molti dirigenti denotano sensibilità e umanità, e sanno rispettare le decisioni dei governi. Non tutti, vero, ma la stragrande maggioranza ha optato per la salute dei suoi atleti e del pubblico in generale. In Svizzera, e in Ticino poi, si è fatto ciò che si doveva e che tutti chiedevano. Niente playoff, niente calcio e niente basket. Stop. Ci sarà da fare con i bilanci ma forse alla fine si sarà fatto tutto il possibile per evitare la catastrofe. E così la speranza di sconfiggere il virus cresce. Tutti uniti e solidali si potrà vincere la battaglia della vita. Forza!

RED.

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