Svizzera, 06 marzo 2020

Vuole l’asilo politico perché le hanno rubato in casa

La Svizzera concede l’asilo politico alle persone che dimostrano di essere perseguitate in patria per motivi politici, religiosi o razziali. Evidentemente il concetto non è chiaro a SOS Ticino, che ha portato fino al Tribunale amministrativo federale il caso di una cittadina venezuelana che pretendeva di ottenere protezione dalla Svizzera a causa di… un furto in casa.
 
La cittadina venezuelana aveva presentato la sua domanda d’asilo in Svizzera lo scorso 18 novembre, allegando copia delle denunce depositate presso la Polizia nazionale bolivariana. La donna ha raccontato di essere stata derubata nell’aprile 2018 da uno sconosciuto. Pochi giorni dopo avrebbe anche subito un furto con scasso in casa, da parte di un individuo che, secondo quanto riferitole dai vicini, apparterrebbe a una banda locale. Lei l’ha denunciato e lui l’avrebbe quindi minacciata di ritorsioni. Impaurita, la donna si è quindi trasferita dai genitori, in un’altra zona del Venezuela. Qui avrebbe vissuto tranquilla ma i “traumi” dei furti subiti l’avrebbero convinta ad espatriare verso la Svizzera.
 
Nel gennaio scorso la Segreteria di Stato della migrazione ha respinto la sua domanda d’asilo, sostenendo che i motivi d’asilo addotti dalla donna erano
riconducibili ad atti di criminalità comune e non a una persecuzione. Inoltre la SEM ha evidenziato che le autorità venezuelane hanno preso sul serio le denunce della donna. Infine hanno osservato che se proprio la donna non volesse più tornare a casa sua, potrebbe sempre trovare un’alternativa sicura nella città dove vivono i suoi genitori.
 
Motivazioni che non hanno convinto la signora Cinzia Chirayil di SOS Ticino, la quale ha presentato ricorso al TAF per conto della cittadina venezuelana. Nel ricorso ha accusato la SEM di aver accertato i fatti in maniera inesatta e di aver omesso di valutare la problematica narrata in relazione con lo specifico contesto politico-sociale vigente in Venezuela.
 
Purtroppo per lei il TAF ha però dato ragione alla SEM. Nella sentenza pubblicata oggi i giudici ricordano che “il supposto clima di insicurezza generale vigente nella regione ove la richiedente risiedeva prima della fuga dai genitori non è determinante in materia d’asilo” e che nonostante le recente vicissitudini “non si può concludere che in tale Paese viga attualmente una situazione di guerra”. La donna deve quindi tornare in Venezuela, non prima di aver versato 750 franchi per le spese giudiziarie. 

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