Sport, 18 novembre 2019

Da Monserrat a Gibilterra: l’epopea di un gruppo di amici

Il giornalista Giorgio Koller racconta la sfida contro una delle “piccole” nazioni del calcio

Immaginate un gruppo di amici dello stesso quartiere di Zurigo amanti del calcio e dell’avventura. Un bel giorno, grazie all’intuizione di uno di loro, si mettono in viaggio e vanno a giocare contro una delle nazionali “più deboli” del pianeta. Per capirne di più: una delle ultime del ranking FIFA. Prima Monserrat, poi il Vaticano e infine, nel 2006 appunto, a Gibilterra, contro la squadra che questa sera affronterà al Svizzera nelle qualificazioni ad Euro 2020.

Oggi la selezione di quel territorio conteso per anni da Inghilterra e Spagna è profondamente cambiata rispetto all’armata Brancaleone contro cui giocarono gli amici di cui sopra 13 anni fa. Di quell’incredibile esperienza abbiamo parlato con il giornalista e scrittore ticinese Giorgio Keller, anima di quel gruppo e di quella squadra “dopolavoristica” nato a Wiedikon negli anni Sessanta.

Come nacque l'idea?
L’idea di andare a giocare contro Gibilterra partì dal sottoscritto che era per così dire il Mister della squadra di quartiere di Zurigo Wiedikon e che faceva capo (la squadra…) a un bar. Infatti giocavamo il campionato alternativo zurighese (Alternativliga), fondata alla fine degli Anni ’60 dagli allora “sessantottini”. Un giorno decidemmo che dovevamo varcare i confini cittadini e andare a “cercare” avversari perlomeno originali. Dopo Montserrat e Vaticano, pensai a Gibilterra che allora non era ancora affiliata all’Uefa e alla FIFA per l’ininterrotto veto degli spagnoli. Nel frattempo tutto è cambiato ma noi… noi ci siamo stati a Gibilterra, oggi un’operazione impensabile.

Non era quella la prima volta che giocavate contro squadre improbabili della FIFA...
Quando seppi che lo stesso giorno della finale del Mondiale del 2002 ci fu un incontro tra le ultime due del ranking FIFA per definire la peggiore (Bhutan contro Montserrat organizzata da un produttore cinematografico olandese il cui film “The Other Final” uscì nel 2003), scrissi – quasi per scherzo – alle due federazioni se c’era la possibilità di giocare contro loro: risposta positiva entro 48 ore da parte di entrambi. Visto però che il Bhutan si trova a 2'400 m sopra il livello del mare – dunque a dispetto della condizione fisica della nostra squadretta di seniori o veterani che dir si voglia – optammo per Montserrat… 

Monserrat è stata la prima trasferta arricchente… 
L’isola dei Caraibi veniva via da un decennio di catastrofi climatiche per gli scoppi vulcanici della sua unica montagna, la Souffrière Hills, che devastò la metà del territorio costringendo due terzi della popolazione ad emigrare. Che poi la Nazionale fosse ultima nel ranking FIFA non ci importava… Per noi era da leccarsi i baffi. Perdemmo 2-1, va bene, ma giocammo contro una Nazionale ufficiale e perdippiù sul campo di Blakes con un’erbetta da Wembley e una panoramica di 180° gradi sul mare da comparare solo alla vista sul golfo di Lugano dal campo del Campione d’Italia. Per non parlare poi della capitale Plymouth, sovrastata
dal vulcano, dove potemmo camminare sui tetti sopra le ceneri di Souffrière. Come dire: incredibile!

Da chi era composta la vostra squadra?
In maggioranza da calciatori in età seniori e veterani dai 40 anni in poi. Una squadra insomma non propriamente giovanissima… 

E il livello dei vostri avversari?
Ci confrontammo con avversari lontanamente al di sotto della nostra età media. Ma probabilmente, chiamandosi la nostra squadra Zurich Swiss Veteran Team, avranno pensato che sarebbe arrivata la squadra di Ottmar Hitzfeld… Mi ricordo che quando la 27enne svizzera Heidi Zeller vinse una discesa libera negli Stati Uniti, il Denver Post intitolo “Swiss Veteran Zeller wins…”. 

Poi Gibilterra. Come fu l’accoglienza?
Tutto funzionò bene, anche se il viaggio ce l’organizzammo noi. In partita comunque capirono presto che ci potevano mettere sotto, vista l’età media, fatto sta che uscimmo con una sconfitta (1-17!) la nostra maggiore in dodici trasferte nei quattro angoli del mondo. Comunque gli segnammo una rete e il nostro portiere Martin Friedrich fu designato miglior giocatore in campo. E visto che oggi Gibilterra gioca con la Svizzera la nostra foto mista davanti alla roccia di Gibilterra ha un significato. I gibilterrini comunque sono molto distinti. Non autorizzarono lo scambio delle maglie, forse per incentivare il loro shop in città dove poi andammo ad acquistarle... Ma c’è da raccontarne ancora una. Visto che nel campionato locale giostrava un Manchester United FC, giocammo anche contro di loro con tanto di scambio maglie a fine partite. 

Immaginiamo che per voi la partita fosse solo un pretesto per una bella trasferta nel segno dell'amicizia....
Ogni nostra trasferta nel corso degli anni è stata un misto “culturalgeosportivo”. Al di là delle altre destinazioni, potemmo scoprire Gibilterra dove per prima cosa devi attraversare la pista di atterraggio degli aerei poiché l’aeroporto confina con la “nemica” Spagna. Gibilterra è un paese piccolo ma ricchissimo di storia per la diatriba contro i colonizzatori iberici e inglesi: quand’anche vi trovaste nelle vicinanze, fate un salto lì! Sportivamente, mi fa piacere sapere che la Svizzera gioca al Victoria Stadion, terreno sul quale noi giocammo! 

Oggi Gibilterra partecipa alle qualificazioni. Hanno fatto passi avanti in questi anni?
Sì, indubbiamente. Li considero una squadra di Seconda Inter o Prima Classic del campionato svizzero. Molti giovani vengono formati in loco e i migliori vanno nella vicina Spagna, un po’ come Andorra. 

Avete ancora contatti con quella federazione? 
Purtroppo no… solo col Manchester United. 

Qualcuno della vostra squadra seguirà la trasferta della Svizzera a Gibilterra? 
Sì, ci vanno in tre. E qui mi preme sottolineare una cosa: è la chiusura di un cerchio che nessuno poteva disegnare meglio.

A.M.

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