Sport, 06 ottobre 2019
Caro Lugano ti scrivo… non ci rendiamo conto di quanto tanto stai facendo
LUGANO – Sono giorni di fermento dalle parti di Cornaredo. La trasferta di oggi a Sion dirà tanto, tantissimo, sul futuro di Fabio Celestini sulla panchina dei bianconeri e, forse, neanche il pareggio ottenuto giovedì contro la Dinamo Kiev, condito da un buon gioco e da un po’ di sfortuna, potrebbe dire la sua. Ma questi sono ovviamente argomenti di cui si parlerà a tempo debito, quello di cui non parliamo mai è ciò che l’FC Lugano ha fatto e sta facendo in questi anni, per i tifosi, per la città e per il Ticino. Tutto sembra scontato e d’obbligo, ma forse vale la pena fermarci e pensare.
Ragionando su tutto questo, da semplice giornalista ho pensato di scrivere una “lettera a cuore aperto” a questo club, a questa società che combatte anima e corpo contro un calcio complicato, che non è più quello che conoscevamo noi da piccoli.
“Caro Lugano, ti scrivo.
Una canzone recitava “così mi rilasso un po’”, ma in realtà questa volta ti scrivo per dirti “grazie”. Io da giovane momò ho mosso i primi passi, ho dato i primi calci a un pallone con la casacca del Chiasso, da giovanissimo mi recavo all’allora Comunale per guardare le partite della squadra per cui avevo indossato il completo dei “Pulcini” e che giocava a pochi passi da casa. Ma quei colori bianconeri hanno sempre avuto un loro fascino. Caro Lugano, mi sono affezionato anche al Bellinzona durante quel periodo in cui ha fatto vibrare e sognare un Cantone intero, ma proprio questo mi sta facendo capire quanto siano importanti i risultati che stai ottenendo in questi ultimi anni.
Sono troppo giovane per ricordarmi il Lugano capace di vincere 3 titoli nazionali e 3 Coppe svizzere, anche del 1993 ho ricordi appannati. Da piccolo Cornaredo, così come il Comunale di Bellinzona o di Chiasso, o il Lido di Locarno, li vedevo solo dall’esterno; il primo vero ricordo corrisponde al clamoroso passaggio del turno in Coppa Uefa quando eliminasti l’Inter con due gol di Carrasco! Mi ricordo anche la stagione 2000/01, quando giungesti al secondo posto, dopo aver anche comandato la classifica: Jimenez e Rossi erano giocatori che davvero facevano ammattire le difese avversarie. Altro calcio, altri tempi, altra passione: il tifoso doveva occuparsi solo di tifare, di sostenere i propri idoli, di sognare e non doveva pensare a bilanci,

a conti, a fidejussioni o fallimenti… già fallimenti. Quel 2002 e quel 2003, con la retrocessione nella serie cadetta e poi in Seconda Lega Interregionale col nome di AC Lugano sono stati duri per tutto il Cantone, nonostante qualche sfottò che hai dovuto subire, ma hai saputo rialzarti, ha dovuto e saputo tenere duro, fino a tornare dopo tanti tentativi in Super League e conquistare due qualificazioni all’Europa League, senza dimenticare quella finale di Coppa Svizzera persa a Zurigo.
Ora questo calcio non è neanche lontanamente parente a quello a cui ero abituato da piccolo, quello che ascoltavi alla radio o aspettavi la domenica sera per vedere le immagini. Quello in cui le squadre si costruivano con sacrifici ma senza folli spese. Ora è tutto cambiato, è più business che calcio e questo forse in tanti non lo capiscono: lottare contro Sion, YB, Basilea, Lucerna, San Gallo e tante altre, ovvero squadre con budget superiore al tuo, non è facile. Anche il clamoroso campanilismo che c’è nel nostro Cantone non ti aiuta: tutti vorrebbero la squadra del loro paese, o quella del cuore, al centro di un progetto importante, ma in pochi capiscono che unendo le forze avremmo qualche possibilità in più di mettere in luce un’intera regione, spesso bistratta dal resto del Paese, potendo anche realizzare infrastrutture che eviterebbero viaggi massacranti quando devi giocare in Europa.
Sì perché il Lugano in Europa è un mezzo miracolo. Pensando alla vicina Italia, se il Sassuolo – o anche una squadra con un budget ancora inferiore – si qualificasse per l’Europa League si griderebbe al miracolo. Esagerati quelli della vicina Penisola o troppo ingenui e bramosi di successo noi? Forse è un quesito al quale non sapremo mai rispondere in modo preciso, ma volevo scriverti per ringraziarti di ciò che fai e sta facendo per questo Cantone, sia sul campo da gioco, sia all’esterno, nonostante alcuni clamorosi capitomboli, come i KO di Losanna e quello interno con lo Xamax”.
Se quest’idea della lettera aperta a un club, o a un giocatore del vostro cuore vi piace, mandateci tramite mail all’indirizzo
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