Secondo gli organizzatori, l'evento, che avrà luogo oggi sabato 28 settembre, ha come scopo quello di "amplificare le voci delle persone di colore" e di "dare alle persone di colore una piattaforma da cui parlare". Nella locandina (foto sopra) la conferenza viene inoltre, non senza una notevole faccia tosta, promosso come "un azione anti-razzista".
In seguito alla conferenza vi sarà una sessione di domande e risposte, anche qui i bianchi non avranno diritto di porre domande, e saranno messi a disposizione due "safe spaces" (letteralmente "spazio sicuro", il "safe space" è un concetto nato nel mondo anglosassone negli scorsi anni, in particolare nel mondo accademico, in cui le persone, normalmente appartenti a minoranze razziali o sessuali, possono "rifugiarsi" da commenti e giudizi negativi e darsi conforto a vicenda). Uno di questi "spazi sicuri" sarà riservato alle minoranze razziali, mentre l'altro sarà accessibile a tutti.
Nella pagina facebook dell'evento (nel frattempo reso inaccessabile ai non iscritti, probabilmente per le critiche che arrivavano), gli organizzatori spiegano: "La sala Braid è uno spazio sicuro solo per le persone di colore e la sala Cheviot è disponibile per chiunque ne abbia bisogno".
Nella descrizione dell'evento si può inoltre leggere: "Non daremo il microfono ai bianchi durante le domande e risposte, non perché non pensiamo che i bianchi non abbiano qualcosa da offrire alla discussione, ma perché vogliamo amplificare le voci di persone di colore".
"Se sei una persona bianca e vorresti porre una domanda, ti preghiamo di condividerla con un membro della commissione o con i nostri oratori dopo la conferenza."
A criticare la natura evidentemente razzista dell'evento sono stati alcuni dirigenti universitari, nessuno dei quali si è però espresso pubblicamente al giornalista di "scotsman.com" che ha coperto la vicenda.
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Meno riservato è stato invece Jane McColl, attivista anti-razzismo, il quale ha criticato la conferenza come "palesemente razzista".
"Eventi di questo genere rimandano indietro la battaglia per raggiungere l'uguaglianza e l'equità di decenni, questo a causa delle azioni di un piccolo gruppo di estremisti, il cui perverso senso della logica li ha portati a sminuire i bianchi, non per chi sono come individui, ma semplicemente per il colore della loro pelle.
"Immaginate se questo evento fosse chiamato" Resistere ai neri "e ai non bianchi sarebbe stato detto che non potevano fare domande, né accedere a una stanza perché avevano il colore" sbagliato".
Per giustificare il fatto di ospitare una tale conferenza l'Università scozzese si è prodotta in un singolare esercizio di equilibrio. Il portavoce dell'Università di Edimburgo ha infatti dichiarato che "la lotta al razzismo è un tema importante per il dibattito e l'Università sostiene gli eventi che affrontano questo problema.
"Tuttavia, siamo un'organizzazione che attribuisce grande importanza alle questioni relative all'uguaglianza e alla voce delle minoranze".
"Di conseguenza – continua il portavoce - l'Università ha incontrato gli organizzatori dell'evento per garantire che l'evento sia conforme ai nostri valori. Abbiamo espresso loro le nostre preoccupazioni per alcuni aspetti del formato dell'evento e di conseguenza stanno rivedendo la loro politica di spazio sicuro per la conferenza".
Riassumendo, l'Università permetterà lo svolgimento della conferenza sul "resistere alla razza bianca" e ai partecipanti bianchi non sarà permesso di porre domande ma, perlomeno, non saranno costretti a rifugiarsi in uno "spazio sicuro" riservato solo a loro. Chissà se il contribuente scozzese che finanzia l'Università, in grandissima parte bianchi, apprezzerà la gestione della vicenda da parte dell'ateneo. D'altra parte, la stragrande maggioranza degli scozzesi non è probabilmente nemmeno a conoscenza di questa conferenza, vista la quasi inesistente copertura mediatica.
Fonte
Meno riservato è stato invece Jane McColl, attivista anti-razzismo, il quale ha criticato la conferenza come "palesemente razzista".
"Eventi di questo genere rimandano indietro la battaglia per raggiungere l'uguaglianza e l'equità di decenni, questo a causa delle azioni di un piccolo gruppo di estremisti, il cui perverso senso della logica li ha portati a sminuire i bianchi, non per chi sono come individui, ma semplicemente per il colore della loro pelle.
"Immaginate se questo evento fosse chiamato" Resistere ai neri "e ai non bianchi sarebbe stato detto che non potevano fare domande, né accedere a una stanza perché avevano il colore" sbagliato".
Per giustificare il fatto di ospitare una tale conferenza l'Università scozzese si è prodotta in un singolare esercizio di equilibrio. Il portavoce dell'Università di Edimburgo ha infatti dichiarato che "la lotta al razzismo è un tema importante per il dibattito e l'Università sostiene gli eventi che affrontano questo problema.
"Tuttavia, siamo un'organizzazione che attribuisce grande importanza alle questioni relative all'uguaglianza e alla voce delle minoranze".
"Di conseguenza – continua il portavoce - l'Università ha incontrato gli organizzatori dell'evento per garantire che l'evento sia conforme ai nostri valori. Abbiamo espresso loro le nostre preoccupazioni per alcuni aspetti del formato dell'evento e di conseguenza stanno rivedendo la loro politica di spazio sicuro per la conferenza".
Riassumendo, l'Università permetterà lo svolgimento della conferenza sul "resistere alla razza bianca" e ai partecipanti bianchi non sarà permesso di porre domande ma, perlomeno, non saranno costretti a rifugiarsi in uno "spazio sicuro" riservato solo a loro. Chissà se il contribuente scozzese che finanzia l'Università, in grandissima parte bianchi, apprezzerà la gestione della vicenda da parte dell'ateneo. D'altra parte, la stragrande maggioranza degli scozzesi non è probabilmente nemmeno a conoscenza di questa conferenza, vista la quasi inesistente copertura mediatica.
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