*Dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri
Ha giustamente suscitato vivo malcontento la decisione di un certo numero di municipi - ci piacerebbe avere l’elenco completo - di esporre la bandiera UE domenica scorsa 5 maggio. Il vessillo blu con le 12 stelle faceva brutta mostra di sé anche su Palazzo delle Orsoline dove, per lo meno, era accompagnato dalla bandiera ticinese e da quella svizzera. A poche centinaia di metri, sul municipio di Bellinzona - sindaco P$, maggioranza radiko$ocialista - la bandiera dell’UE sventolava da sola al posto d’onore, oltretutto in anticipo (era esposta già sabato 4 maggio).
Sicché lo sgradevole spettacolo si è protratto per due giorni. Molti cittadini non hanno mancato di esprimere il proprio fastidio (eufemismo). Le segnalazioni giunteci in redazione si sprecano.
Messaggio chiaro
La bandiera UE viene esposta il 5 maggio, in occasione della ricorrenza della fondazione del Consiglio d’Europa (5 maggio 1949), di cui la Svizzera fa parte dal 1963. La bandiera del Consiglio d’Europa è poi stata mutuata dall’UE. A parte il fatto che anche sull’utilità della permanenza svizzera nel Consiglio d’Europa si potrebbe disquisire a lungo, “gli è che” la bandiera di detto inutile organismo è ormai quella che indentifica la fallita (dis)unione europea. Di conseguenza, è inutile nascondersi dietro i distinguo tra il Consiglio d’Europa e l’UE. Queste sono pippe mentali.
Il messaggio trasmesso al cittadino esponendo fuori dai municipi – in genere, oltretutto, da sola; quindi senza altri vessilli federali, cantonali e comunali – la bandiera blu stellata, è che si sta omaggiando l’UE. Quindi, un atto servile nei confronti dei funzionarietti di Bruxelles. Quelli ai quali la partitocrazia PLR-PPDP$$ regala i miliardi del contribuente (vedi la marchetta da 1.3 miliardi “per oliare”, recentemente decisa dalla maggioranza del parlamenticchio federale). Quelli che, per tutto ringraziamento, ci ricattano e ci discriminano. Quelli che - soprattutto pretendono la firma dello sconcio accordo quadro istituzionale (che permetterebbe all’UE di letteralmente dettare legge in casa nostra in ambiti di importanza fondamentale).