Sport, 17 febbraio 2019

"È dura ma sono convinto che il Lugano farà i playoff"

Dopo la sconfitta nel derby l’ex bianconero Flavien Conne resta fiducioso

LUGANO - Flavien Conne: perché il Lugano si trova ancora invischiato nella lotta per entrare nei playoff? Ad inizio stagione si immaginava tutt’altro… 
Semplicemente il Lugano non ha ancora trovato la giusta velocità di crociera. Ci sta provando e non è facile. A volte non è semplice compattare il collettivo e amalgamare il gioco. Senza questi due fattori importanti non si va lontano… dice l’ex bianconero campione svizzero nel 2003 e nel 2006. 

Il problema è dunque mentale…
Sì, e per uscirne bisognerà solo ottenere qualche vittoria in più. Il successo è la miglior medicina, quindi la nostra squadra deve unicamente vincere. Sembra banale dirlo, ma è così. Credo inoltre che i bianconeri debbano gestire meglio certi momenti del match, restando sereni anche nelle fasi più delicate. Quest’anno troppe volte si sono incartati per un episodio. In certe partite si trovavano in vantaggio e poi è bastato un errore o una situazione sfavorevole per girare la partita. 

Gli infortuni non devono fungere da alibi, ma certo è che quest’anno raramente la squadra ha giocato al completo… 
Non credo che ciò abbia condizionato il gruppo, non penso abbia inciso più di tanto rispetto agli altri anni. Gli infortuni fanno parte del gioco, il Lugano è stato formato per avere un gruppo completo con giocatori capaci anche di sostituire gli assenti. Chi gioca, titolare o meno, dà sempre il massimo. 

Qual è il suo giudizio sull’operato del tecnico Ireland?
Direi buono, lo conosco molto bene perché lo incontro ogni giorno. È un grande lavoratore, una persona squisita che sa il fatto suo. È chiaro che di fronte a certe situazioni anche lui sente una certa pressione, ma penso che il suo operato sia da considerare positivo. Conosce il suo mestiere e sa come superare queste difficoltà. Ora che anch’io sono allenatore dei giovani, so cosa significa gestire certe fasi dalla panchina. 

Si è scritto e detto più volte che l’HCL non ha un gioco. 
È facile criticare la squadra fuori dal ghiaccio. All’interno del gruppo ci sono certe dinamiche che nessuno conosce e quindi sarebbe meglio restare un po’ cauti nell’affermare certe cose. Bisogna solo lasciar lavorare in pace Ireland, la squadra più volte ha anche proposto delle belle partite. Il coach canadese sa cosa fare, magari ha qualche problema in più da risolvere, ma alla fine è perfettamente cosciente che il Lugano è in grado di risalire la china perché comunque un’identità ce l’ha, deve unicamente trovare un ritmo più regolare e vincere con maggiore frequenza. 

Il fatto di non aver ancora rinnovato il contratto tiene un po’ sulle spine il coach? 
Non credo, Ireland vuole dare il meglio a questo Lugano. Per lui è un po’ frustrante quando le sue idee non sempre vengono messe in pratica. Ma, mi ripeto, l’allenatore conosce il suo lavoro e quindi sono convinto che saprà trovare le giuste soluzioni nel momento decisivo della stagione. 

Passiamo agli stranieri: Klasen è tornato sui suoi livelli ed il suo
apporto risulta spesso determinante, ma Lajunen e Lapierre hanno quasi sempre giocato al di sotto delle aspettative.
Sono elementi che in modo diverso portano qualità e quantità alla squadra e lo hanno dimostrato più volte nella scorsastagione. A volte, tuttavia, succede che non riescano ad entrare in partita e fatichino a trovare una certa stabilità. Lajunen e Lapierre devono tornare ad essere decisivi, il Lugano ha bisogno di loro. In questa fase decisiva della regularseason si stanno impegnando al massimo e alla fine questo potrebbe essere un fattore decisivo. 

Klasen al contrario è tornato ad essere Klasen?
Il talento di questi giocatore non si discute, sa portare la giusta creatività ed imprevedibilità per condurre il Lugano nei playoff.

L’allenatore però più volte lo ha lasciato in panchina…
Se lo ha fatto ci saranno state delle ragioni. Evidentemente Ireland voleva conoscere il suo reale stato di forma, capire quando sarebbe stato il momento ideale per rilanciarlo. Ora che Linus è tornato quello di una volta il coach gli sta dando piena fiducia ed i risultati si vedono.

I tifosi si aspettavano ben altro dalla squadra… 
È chiaro che i fans vogliono sempre vincere ma questo non sempre è possibile. La piazza luganese è molto calda ed esigente, ma tutti devono capire che occorre un duro lavoro per raggiungere determinati obiettivi. Rispetto al passato sono cambiate molte cose e la concorrenza è diventata più agguerrita… 

La sconfitta di Ambrì potrebbe pesare negativamente nella lotta per i playoff? 
Sono convinto che il Lugano riuscirà a qualificarsi. Dovrà solo trovare la giusta freddezza e la lucidità nei momenti caldi delle partite. Alla Valascia l’altra sera ha giocato solo a sprazzi.

Finale di regular season pirotecnico?
Berna e Zugo sono ormai al sicuro, tutte le altre dovranno ancora lottare, compreso il Losanna, il Langnau ed il Bienne che hanno dato la sensazione di allungare un pochino. La lotta sarà intensa e, come detto, negli ultimi incontri tutto potrà ancora cambiare. L’Ambrì? Sta facendo benissimo e credo che ce la possa fare. Quando il duro lavoro paga, allora i risultati arrivano. Da qui ad inizio marzo ne vedremo delle belle… 

Lo Zurigo ha speso ancora milioni di franchi per allestire un roster di valore e preso in corsa Arno Del Curto. Eppure sta lottando per non finire nei playout.
Ricordiamoci tutti che lo scorso anno la squadra della Limmat è riuscita a qualificarsi con fatica nei playoff ma poi alla fine ha vinto il titolo. Anche in questa stagione la cosa sembra ripetersi, tuttavia i tigurini saranno clienti pericolosi per tutti fino alla fine. 

Il Davos invece ha sorpreso in negativo… 
Rispetto alla scorsa stagione ha cambiato molto ed anche economicamente ha dovuto rivedere un po’ i piani, questo alla fine ha influito sul rendimento della squadra. La società ha comunque deciso di ricostruire una squadra nuova, ci vorrà del tempo e pazienza per permetterle di tornare grande.

G.M.

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