Non abbiamo intenzione di tollerare né le naturalizzazioni “per quieto vivere” di stranieri non integrati, e nemmeno la continua denigrazione di chi giustamente pretende rigore nel concedere l’attinenza comunale!
Cari $ignori del triciclo PLRPPD- P$ (soprattutto questi ultimi): il passaporto elvetico è prezioso, anche se alcuni di voi lo considerano carta straccia. In quel di Locarno tornano a tenere banco le naturalizzazioni “dubbie”. Nella sua ultima seduta il Consiglio comunale ha dibattuto su tre candidature. Secondo quanto riportato sui giornali, i contrari alle tre naturalizzazioni hanno sottolineato che i candidati discussi, pur vivendo da vario tempo da noi, parlerebbero male l’italiano e non avrebbero “familiarizzato con il modo di vivere, gli usi ed i costumi svizzeri”.
Da notare che il relatore del rapporto contrario alla concessione dell’attinenza comunale è un esponente del PLR e non un leghista populista e razzista. Alla fine, però, l’hanno spuntata i favorevoli. E così, grazie alla partitocrazia, sono state concesse tre nuove naturalizzazioni facili.
Alcune considerazioni
Chi scrive evidentemente non conosce il dossier né le persone coinvolte, quindi non è in grado di esprimersi sull’effettiva integrazione dei candidati. Tuttavia alcune considerazioni di carattere generale sulle naturalizzazioni facili sono possibili e doverose.
1) Il conferimento della cittadinanza elvetica è un atto irreversibile. Il passaporto rosso, una volta concesso, non può più essere ritirato. A meno che il neosvizzero si renda colpevole di terrorismo. Essendo la Svizzera diventata, grazie alle frontiere spalancate ed al fallimentare multikulti, il paese del Bengodi per estremisti islamici, i casi di terroristi naturalizzati sono destinati a moltiplicarsi. Ma anche in quel caso, arriverà qualche giudice straniero della Corte europea dei diritti dell’uomo a blaterare che espellere questi terroristi “sa po’ mia” perché sarebbero in pericolo nel paese d’origine. Ergo, la naturalizzazione è un atto irreversibile (e lo rimane anche ai tempi dell’Isis). Di conseguenza, se sussistono dubbi non va concessa.
2) La naturalizzazione non è il punto di partenza del percorso d’integrazione,
bensì il punto d’arrivo. La concessione della cittadinanza elvetica è il riconoscimento dell’avvenuta integrazione, non un incentivo per continuare ad integrarsi (e poi, una volta che il neo-svizzero ha portato a casa il passaporto rosso… passata la festa, gabbato lo santo).
3) Durante il dibattito in Consiglio comunale (partendo dal presupposto che quanto riportato sui giornali sia fedefacente), da parte dei favorevoli alla naturalizzazione facile dei candidati di “dubbia integrazione” si è sentito un campionario di “perle”.
Del tipo: a) “Si parla di atti amministrativi e non politici o intrepretativi”; “Ci sono interpretazioni influenzate da pregiudizi”. E no, la naturalizzazione non è un atto amministrativo. E’ un atto politico. Quindi comporta una scelta politica. Creare un nuovo cittadino elvetico non è come compilare un formulario delle imposte. Oltremodo squallido il tentativo, da parte della gauche-caviar, di squalificare i dubbi sull’effettiva integrazione di un candidato come dei “ pregiudizi”. Ennesima dimostrazione e dell’intolleranza