LUGANO - Alessandro Cedraschi è il classico presidente tuttofare: quando arrivi all’Elvetico lo vedi ovunque, dal bar alle vendite dei gadget, dal rifornimento dell’acqua alla sua squadra, alla premiazione dei migliori giocatori alla fine della partita. È indiscutibilmente lui il numero uno bianconero, sulla breccia da ormai undici anni e ben deciso, almeno per ora, a non mollare il suo posto. Certo è che il peso degli anni si fa sentire (sul piano prettamente fisico) e le responsabilità aumentano sempre di più, e mettono a volte a dura prova i nervi.
Tante stagioni sempre ai vertici, per una bacheca che si commenta da sola (vedi a parte), anche se quest’anno al contrario il compito dei Tigers appare molto più difficile. La causa principale di questo “crollo” è dovuto principalmente all’aspetto economico. Da tempo l’imprenditore Riccardo Braglia ha deciso di lasciare (il suo aiuto è solo personale), e trovare altri sponsor “pesanti” diventa sempre più un compito arduo per il club bianconero. Con Cedraschi abbiamo quindi voluto fare un… giro d’orizzonte per capire quale sia la reale situazione della sua società come pure comprendere quali siano i suoi rapporti con l’altro club “luganese”, ossia la SAM Massagno. E Cedraschi, bandiera un tempo della Federale e in seguito valido dirigente dei Tigers, non si è sottratto alle nostre domande.
Presidente, ci dica come stanno le cose quest’anno, visto che avete dovuto “stringere” la cinghia, risparmiando il massimo possibile…
Ci rendiamo perfettamente conto della situazione, ma dobbiamo adeguarci, non possiamo fare altro. È un anno difficile, anche per il fatto che i giocatori svizzeri buoni e che non costino cifre esorbitanti non ce ne sono più o quei pochi se li tengono stretti le squadre che vanno per la maggiore. Per quanto ci concerne avevamo tre elementi quotati che non abbiamo potuto più confermare o trattenere proprio per motivi economici, vale a dire Jules Aw (finito alla SAM), Derek Stockalper e Westher Molteni (finito al Neuchâtel). Senza questi giocatori è ovviamente più complicato allestire una squadra competitiva.
Gestire un club in queste condizioni è come camminare sui carboni ardenti.
Devo confessare che qualche notte in bianco l’ho passata perché comporre il mosaico coni mezzi economici limitati come i nostri è impresa ardua. D’altro canto se ti fai tradire dal panico tutto diventa ancor più difficile e quindi ti devi fermare e riflettere su ogni passo da fare. Alla fine i rimedi si trovano sempre ma è chiaro che, come noi quest’anno, non si può pretendere di avere una compagine che resti agganciata alle migliori. Dobbiamo sperare ovviamente che gli stranieri facciano la loro parte, fino ad ora è andata discretamente bene – malgrado qualche sconfitta evitabile considerando che abbiamo una formazione molto giovane.
Lei è abituato a vincere da molto tempo, che sensazione sta provando ora che deve puntare all’obiettivo minimo del campionato, ossia la qualifica ai playoff?
Giocoforza ho dovuto imparare a convivere con questa situazione anche se non è facile. Ho sempre avuto una mentalità vincente, sin dai tempi in cui giocavo nella Federale. Questa voglia di far bene l’ho mantenuta poi da dirigente, ma è chiaro che lavorare fuori dal campo è molto più faticoso sotto ogni punto di vista. Al momento devi solo capire i tuoi limiti e che ci sono altre squadre migliori della tua. Verrannotempi migliori…
Nella sua società lei può contare su alcuni collaboratori, ma a volte non basta.
Non è mai facile reperire delle forze fresche che