Sport, 06 dicembre 2018

I grandi drammi del calcio: dal Sudamerica all’Europa

Le violenze avvenute prima di River Plate-Boca Juniors non sono che una piccola goccia nel mare…

Un teatro insanguinato. Questo è il calcio del pianeta. Tifosi che sparano a tifosi, altri che buttano pietre contro pullman delle squadre avversarie, giocatori aggrediti fuori dal campo, bombe carte nelle sedi dei club rivali, dirigenti picchiati… E via discorrendo. La lista è lunga e, purtroppo, datata. È ormai dalla notte dei tempi che i titoli di giornali parlano di un fenomeno che nessuno è ancora riuscito a debellare: né i governi, né la FIFA, che si preoccupa soprattutto di organizzare rassegne internazionali in paesi dove “ballano” i soldi (il Qatar) e sgobbano dei “disperati” quasi in schiavitù per costruire cattedrali nel deserto (sempre nel Qatar), né le autorità sportive o le società stesse. Il controllo degli esagitati e dei violenti ha avuto successo soltanto quando si è preso in mano il manganello. E il pensiero va all’Inghilterra di Margaret Tatcher, che a metà gli Anni Ottanta decise di dare un giro di vite riducendo al silenzio gli hooligan. L’effetto dura tuttora negli stadi britannici; il problema, purtroppo, riaffiora saltuariamente quando i tifosi sbarcano in… Europa.

Il recentissimo caso della sfida di ritorno della finale di Copa Libertadores 2018 ha confermato, semmai ce ne fosse bisogno, l’assoluta incompetenza di chi organizza questo tipo di eventi.
Conoscendo le peculiarità della maggioranza delle “hinchas”argentine, gente violenta e incurante della sicurezza altrui, non era forse il caso di far disputare la finale in campo neutro? Intanto, che assurdo, è stato deciso di far giocare l’8 dicembre il match di ritorno al Bernabeu di Madrid (fra l’altro, anche la Siberia si era candidata!). Non ci sorprende più di quel tanto: ormai il calcio è business, malgrado il marcio e i drammi che si porta addosso. E se i soldi contano più dello spettacolo, beh, allora siamo veramente messi male.

Il Mattino della Domenica racconta in pillole le più grandi tragedie del football internazionale, a partire da quella dell’Heysel. Anno 1985. Per ricordare e soprattutto per riflettere sulle condizioni dello sport che qualcuno un giorno definì “il più bello del mondo”.

Heysel, tragedia annunciata
Stadio Heysel di Bruxelles, finale di Coppa dei Campioni 1985. Si affrontano Juventus e Liverpool Sono gli anni in cui gli hooligan la fanno da padroni. Un paio d’ore prima dell’inizio del match, i tifosi della squadra inglese attaccano quelli italiani, che nel tentativo di scappare dalla furia dei facinorosi si ammassano contro il muro opposto al settore della curva occupata dai sostenitori dei Reds. Nella confusione, alcuni si lanciano nel vuoto per evitare di restare schiacciati mentre altri cercano di entrare nel settore vicino, altri ancora si feriscono contro le recinzioni. Poi il muro crolla per il peso eccessivo, e molte persone vengono schiacciate, calpestate dalla folla, e uccise mentre cercano una via d’uscita. Il bilancio è agghiacciante: 39 morti e circa 600 feriti. Malgrado ciò la finale si gioca ugualmente.

L’incendio di Bradford
Siamo sempre nel 1985, allo stadio Valley Parade di Bradford dove va in scena Bradford City- Lincoln City, partita della Terza Divisione inglese. Al 40’ minuto, probabilmente a causa di una sigaretta o di un fiammifero, nei pressi del settore G dello stadio si verifica un piccolo incendio. In un paio di minuti le fiamme cominciano a propagarsi, facendo crollare il tetto dello stadio. Gli spettatori, nel tentativo di fuggire, scendono sul terreno di gioco, altri si rifugiano nelle case vicine, altri cercano
di aiutare la polizia nel tentativo di salvare le persone rimaste intrappolate in tribuna.L’assurdo è che all’interno dello stadio non ci sono estintori. Erano stati tolti per evitare possibili atti di vandalismo degli hooligans. Bilancio pesantissimo: 56 morti e 265 feriti.

Il dramma della 'porta 12”
È il 23 giugno del 1968. Nel corso del Superclásico di campionato (River Plate e Boca Juniors!) disputato allo stadio Monumental, sette tifosi perdono la vita schiacciati dalla “porta 12”, e altri 150 rimangono feriti. Il disastro è il peggiore della storia sportiva d’Argentina. L’età media delle vittime è di 19 anni! Qualcuno accusa un tifoso della squadra di casa di aver manomesso il cancello. Ma dopo cinque anni di indagini, non viene indicato nessun colpevole. Da quel momento, i cancelli dello stadio che ospiterà la finale dei Mondiali del 1978 vengono identificati con delle lettere invece che con i numeri.

La battaglia di Port Said
Siamo nel 2012, si gioca una partita fondamentale per il campionato egiziano, da sempre uno dei più caldi e violenti del Continente africano. È il primo febbraio e a Porto Said si sfidano l’Al Masry e i tradizionali rivali dell’Al Ahly Ad un certo punto il campo da gioco si trasferta in un autentico campo di battaglia, sul quale si affrontano a colpi di bastone, sassi, e altri oggetti contundenti le due tifoserie. Una vera e propria tragedia, della quale rendono conto i media internazionali con immagini raccappriccianti. Terribile il bilancio: 74 morti e 248 feriti. Il peggior disastro del calcio egiziano. Per questi fatti saranno emesse sentenze pesantissime dai tribunali egiziani, comprese delle condanne alla pena capitale.

Ghana insanguinato
9 maggio 2001, siamo nel Ghana. Allo stadio nazionale di Accra si gioca la partita tra l’Hearts of Oak e l’Ashanti Kotoko, le squadre più importanti e rappresentative del paese africano. L'Hearts vince per 2-1, suscitando la rabbia della tifoseria rivale che inizia perciò a provoare disordini all’interno dello stadio lanciando pietre e bottiglie. La polizia reagisce nel tentativo di disperdere la folla: vengono sparati lacrimogeni in quantità industriale. E allora è il caos, poi viene l’inferno che prova la morte di 127 tifosi soffocati dai lacrimogenti. Una vera tragedia, che sconvolse il Ghana e tutto il mondo del calcio e non solo. L’inchiesta che viene in seguito aperta porterà a condanne lievi. Anche in parlamento si accende un dibattito fra coloro che chiedono giustizia e coloro che invece cercano di difendere le forze di polizia. Ma non succederà nulla.

Perù, si scatena l’apocalisse
24 maggio 1964, a Lima si gioca la partita fra il Perù e l’Argentina valida per il torneo preolimpico. Dopo l'annullamento di un gol a un giocatore di casa, due tifosi locali invadono il campo da gioco e cercano di raggiungere l'arbitro per colpirlo ma vengono fermati subito dalla polizia che usa sistemi poco ortodossi.
Dalle tribune iniziano a piovere oggetti lanciati dai sostenitori contro gli agenti e diverse altri tifosi cercano di entrare sul terreno da gioco. L’impaurito arbitro allora fischia anticipatamente la fine del match. La polizia, non paga di quanto aveva provocato prima, nel tentativo di placare le proteste scoppiate nel frattempo sugli spalti comincia a sparare lacrimogeni tra il pubblico, provocando la morte di 328 persone e il ferimento di altre 4000. Un vero e proprio apocalisse. Anche in quel caso le punizioni per i responsabili furono blande.

JAck PRAn

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