Svizzera, 23 novembre 2018

Non ha diritto all'asilo ma può rimanere e ottiene un lavoro attraverso un programma benefico

Musa Jashari è un 50enne cittadino kosovaro, giunto in Svizzera nel 2012 per chiedere asilo. La sua storia viene raccontata sull'ultima edizione del "Migros Magazine", la versione francofona del giornale della Migros, in un articolo intitolato "Un passo verso l'inserimento". Dopo aver "attraversato una lunga procedura d'asilo" Jashari vede la sua domanda respinta, ma potrà comunque rimanere grazie ad un permesso di ammissione provvisorio, permesso che viene accordato quando una persona non ha diritto all'asilo, ma il suo rimpatrio è ritenuto "inesigibile" o "inammissibile", per esempio quando il paese d'origine della persona richiedente è in stato di guerra.

Non viene specificato il motivo per cui Jashari potrà comunque rimanere "provvisoriamente" in Svizzera, nonostante provenga dal Kosovo, paese ormai da decenni stabile e sicuro. L'uomo spiega di aver voluto venire in Svizzera per occuparsi meglio della famiglia, in particolare di un figlio che sarebbe a suo dire affetto da autismo. Dal suo arrivo in Svizzera Jashari, che sostiene
di essere stato un imprenditore benestante in Kosovo, non ha mai lavorato. "Non sapevo nemmeno redigere un CV nè scrivere una lettera di motivazione" racconta l'uomo. Mancanza di lavoro che non gli ha impedito di iscrivere uno dei due figli ad un master di architettura al politecnico di lavoro.

Tutto cambia quando Jashari partecipa a un programma di inserimento professionale per rifugiati, denonimato "mosaiQ" e finanziato dall'EPER, un'ente benefico della chiesa protestante. Ora da una settimana, sui sei anni in cui risiedeva "provvisoriamente" in Svizzera, Jashari lavora quale autista per un'azienda di trasporti, abbastanza perchè "Migros Magazine" parli del kosovaro come esempio "perfetto" di integrazione. "È un uomo formidabile, più di svizzero di uno svizzero" commenta il datore di lavoro. Ma sebbene l'esperienza lavorativa di Jashari è stata tanto positiva, dopo una sola settimana il datore di lavoro ha purtroppo già deciso che non rinnoverà il contratto al kosovaro "sebbene avesse voluto tenerlo".  

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