Svizzera, 19 novembre 2018

Autodeterminazione, il 25 novembre 2018 come il 6 dicembre 1992

Dopo 26 anni, siamo messi nuovamente messi davanti a un bivio dai nostri rappresentanti politici che continuano a dimostrare di non saper interpretare, né tantomeno applicare, la volontà popolare.

Questo accade perché, secondo un sedicente consigliere nazionale di estrazione radicale, la Svizzera dovrebbe tener fede ai propri impegni contrattuali internazionali per poter continuare a essere un Paese affidabile agli occhi del mondo. Beh, non c’è che dire: sicuramente sul piano internazionale fungiamo fin troppo spesso da modello da prendere a esempio anche per quanto attiene alla nostra serietà e lealtà verso gli impegni che prendiamo (o che altri prendono al nostro posto anche subdolamente).

Il consigliere nazionale di cui poc’anzi dimentica che anche i politici hanno un contratto con noi cittadini e continuare a non onorarne i contenuti come per esempio difendere il Popolo svizzero da tutti, ma certamente non da sé stesso perché ha già dimostrato in più occasioni di essere più raziocinante dei politici, non è indice di affidabilità sul piano nazionale.

Naturalmente dovesse passare l’iniziativa in votazione, assisteremmo a una vera e propria catastrofe, come quella del 1992 che ci ha dato oltre 20 anni di “catastrofico” benessere (se paragonato agli altri Stati UE) e di grandi successi sul piano internazionale in svariati campi. A sentire i contrari dovremmo rinegoziare molti accordi e forse riusciamo anche a capire qual è la loro vera preoccupazione: con i negoziatori
che ci ritoviamo, è palese che potremmo incontrare molti problemi. E cambiamoli una buona volta con qualcuno che abbia almeno la metà degli attributi dei nostri avi.

Se ci riflettiamo, dopo la politica dello struzzo, oggi siamo immersi nella politica del serpente che strisciando sempre (ai piedi dell’UE), non inciampa mai. Siamo diventati così conigli che perfino il CF potrebbe rinominarsi in Coniglio federale? Poi tra le mura domestiche tutti a fare i duri, quelli che non si inchinano mai di fronte ai soprusi; allora perché continuiamo a non reagire a questa classe politica che ci tradisce a ogni occasione e ce lo dice pure in faccia? Come dimenticare l’iniziativa popolare del 26.11.2015 “Per derrate alimentari sane, prodotte nel rispetto dell'ambiente e in modo equo (Iniziativa per alimenti equi)” che è stata rifiutata da Popolo e Cantoni?

Quell’iniziativa, se fosse stata accettata, avrebbe forzatamente rimesso in discussione degli accordi internazionali, ma come mai rinegoziare quegli accordi non era un problema, mentre oggi una nuova negoziazione di altri accordi lo è diventato? Ci prendono in giro?

Già soltanto questa storia dovrebbe essere sufficiente a votare SI con convinzione il 25 novembre 2018 e non solo per l’iniziativa “contro i giudici stranieri” (così l’hanno chiamata), ma di nuovo per far capire ai politici che devono onorare prima gli accordi che hanno con noi che siamo, o dovremmo essere, il loro unico datore di lavoro.

(www.asni.ch)

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